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Addition of chemotherapy to local therapy in women aged 70 years or older with triple-negative breast cancer: a propensity-matched analysis

Nelle Nazioni economicamente più sviluppate, si è assistito negli anni ad un progressivo incremento dell’età media della popolazione generale: ad oggi una donna sana a 70 anni ha un’aspettativa di vita media di 15,7 anni, ad 80 anni di 8,6 anni. Questa condizione ha determinato un aumento del tasso d’incidenza di neoplasie nella fascia di età superiore ai 70 anni. Si tratta di una popolazione potenzialmente più fragile ma che allo stesso tempo necessita di essere adeguatamente curata. Nella popolazione femminile over-settanta, il tumore al seno rappresenta la patologia oncologica più frequente. Negli stadi iniziali e potenzialmente curabili della malattia, la scelta in merito all’intensità del trattamento da proporre diventa cruciale. I tumori al seno nelle donne anziane esprimono frequentemente i recettori per estrogeno e progesterone, per cui la terapia ormonale può rappresentare una valida opzione terapeutica. Esistono tuttavia casi più complessi, come gli istotipi triplo-negativi, particolarmente aggressivi e con prognosi peggiore, in cui la chemioterapia risulta l’unica arma a nostra disposizione.
Ma la chemioterapia nelle donne anziane è realmente in grado di apportare un beneficio significativo e di incrementare la sopravvivenza?
Lo studio recentemente pubblicato da Crozier et al. su The Lancet Oncology ha cercato di rispondere a questa domanda valutando la sopravvivenza globale (Overall Survival, OS) nelle donne con età superiore a 70 anni, sottoposte a chirurgia per carcinoma invasivo mammario triplo negativo (TNBC), stadio I-III. Sono stati raccolti i dati presenti National Cancer Database degli USA relativi a 16.062 pazienti con diagnosi di TNBC effettuata nel decennio 2004-2014. Le pazienti sono state divise in tre gruppi: pazienti che hanno ricevuto chemioterapia adiuvante, pazienti con indicazione a ricevere un trattamento chemioterapico adiuvante ma che non l’hanno effettuato, pazienti che non avevano indicazione alla chemioterapia. Il follow-up mediano è stato di 38,3 mesi. La sopravvivenza globale stimata a 5 anni nella popolazione generale è stata del 62,3% (IC 95%: 59,7–64,4). Dall’analisi di sottogruppi invece emerge che l’OS stimata a 5 anni è stata 68,5% (IC 95%: 66,4–70,6) nelle pazienti sottoposte a chemioterapia (n = 7.485; 46,6%), 61,1% (IC 95%: 59,0–63,2) e 53,7% (IC 95%: 51,8–55,8) in quelle che non l’hanno ricevuta perché non somministrata (n = 2.659; 16,6%) o non indicata (n = 5.732; 35,7%), rispettivamente. Dall’analisi multivariata effettuata mediante propensity score si evince un beneficio in termini di OS nelle pazienti che hanno ricevuto la chemioterapia, rispetto alle pazienti con indicazione al trattamento ma che non l’hanno ricevuto (HR 0,69; IC 95%: 0,60–0,80; p < 0,0001). Il beneficio si mantiene anche nelle sottopopolazioni di pazienti con linfonodi ascellari negativi (OS: 74,4% vs 70,7%; HR 0,80; IC 95%: 0,66–0,97; p = 0,007), con linfonodi positivi (OS: 42,4% vs 35,1%; HR 0,76; IC 95%: 0,64–0,91; p = 0,006), e con un comorbidity score superiore a 0 (HR 0,74; IC 95%: 0,59–0,94; p = 0,013).
In conclusione, l’aggiunta di un trattamento chemioterapico adiuvante nelle donne affette da TNBC determina un significativo beneficio in termini di OS, anche in età avanzata e in presenza di comorbidità.
I risultati di questo studio sono molto interessanti poiché vanno ad analizzare un subset di pazienti spesso escluse dai trial clinici, sulle quali i dati disponibili in letteratura sono scarni. Eppure le over-settanta rappresentano ormai una quota importante delle pazienti che ci ritroviamo a dover gestire nella real-life e, avere dei dati a supporto può sicuramente aiutare a pianificare meglio il percorso di cura, evitando una de-escalation dei trattamenti condizionata esclusivamente dal dato anagrafico.
Lo studio presenta tuttavia diversi bias, derivanti in primis dalla natura retrospettiva dello stesso e poi dalla mancanza di informazioni precise in merito agli schemi e alle dosi di chemioterapia somministrati, alla compliance, tollerabilità e assessment geriatrici.
Per rendere i dati più robusti, è necessario sviluppare studi prospettici ad hoc, che coinvolgano un team multidisciplinare di oncologi, geriatri e psicologi, al fine di garantire un’iniziale selezione accurata delle pazienti e una successiva gestione a tutto tondo delle eventuali problematiche intercorrenti.


Jennifer A Crozier, Todd A Pezzi, Caitlin Hodge, Slavica Janeva, Beth-Ann Lesnikoski, Laila Samiian, Amanda Devereaux, William Hammond, Riccardo A Audisio, Christopher M Pezzi

The Lancet Oncology, 2020 Dec

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