Molteplici studi randomizzati hanno indagato il beneficio in termini di outcome dell’aggiunta della terapia di deprivazione androgenica (ADT) alla radioterapia esclusiva nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato. Le evidenze attualmente disponibili in letteratura consentono di raccomandare l’associazione della terapia ormonale nel carcinoma prostatico ad alto ed intermedio rischio. Non esiste tuttavia consenso sulla durata della terapia ormonale di associazione nel setting adiuvante e neoadiuvante.
La durata ottimale della terapia ormonale rimane una sfida della nostra pratica clinica, se consideriamo che l’ADT è in grado di inficiare pesantemente la qualità di vita dei pazienti in quanto provoca astenia, vampate di calore ed impotenza. L’impatto in termini di effetti collaterali dell’ADT ci appare ancora più importante se pensiamo che tale trattamento può contribuire a ridurre la sopravvivenza per un’aumentata incidenza a lungo termine di fratture osteoporotiche, sindrome metabolica, incidenti cardiovascolari.
La metanalisi del MARCAP (Meta-Analysis of Randomized trials in Cancer of the Prostate) Consortium pubblicata su Lancet Oncology è il primo studio condotto con l’obiettivo di rispondere a questi cruciali quesiti.
Tale metanalisi ha incluso 18 studi randomizzati che avevano indagato l’impatto dell’associazione dell’ADT con la radioterapia e della durata dell’ADT di associazione in pazienti con tumore della prostata localizzato.
12 sono gli studi risultati eleggibili in quanto per questi erano disponibili i dati individuali dei pazienti.
L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da metastasi. L’analisi ha coinvolto 10853 pazienti ed è stata condotta ad un follow-up mediano di 11.4 anni.
I risultati della metanalisi dimostrano che l’aggiunta dell’ADT alla radioterapia incrementa significativamente la sopravvivenza libera da metastasi (HR 0.83 [95% CI 0.77–0.89], p<0.0001). Per quanto riguarda la durata della terapia ormonale, il prolungamento della terapia ormonale adiuvante (HR 0.84 [0.78–0.91], p<0.0001) ma non l’estensione di quella neoadiuvante (HR 0.95 [0.83–1.09], p=0.50) ha dimostrato di impattare significativamente sull’endpoint primario. Gli effetti del trattamento sono risultati indipendenti dalla dose di radioterapia, dall’età, dalla classe di rischio.
Questo è il primo studio che dimostra, con un elevato livello di evidenza, il beneficio di associare l’ADT alla radioterapia e di prolungare l’ADT di associazione adiuvante nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato. Tale beneficio è indipendente dalla classe di rischio (rischio intermedio/alto).
I risultati di questo studio confermano l’indicazione ad associare l’ADT a lungo termine (3 anni) alla radioterapia nel trattamento di pazienti con carcinoma prostatico localizzato ad alto rischio ed evidenziano che tale opzione dovrebbe essere presa in considerazione anche per i pazienti a rischio intermedio.
Gli studi futuri dovranno incorporare biomarcatori di risposta alla terapia ed analisi molecolari in grado di identificare i pazienti a rischio intermedio che possono beneficiare della sola radioterapia e quelli che invece devono essere trattati con l’associazione con l’ADT a medio o lungo termine.
Amar U Kishan, Yilun Sun, Holly Hartman, Thomas M Pisansky, Michel Bolla, Anouk Neven, Allison Steigler, James W Denham, Felix Y Feng, Almudena Zapatero, John G Armstrong, Abdenour Nabid, Nathalie Carrier, Luis Souhami, Mary T Dunne, Jason A Efstathiou, Howard M Sandler, Araceli Guerrero, David Joseph, Philippe Maingon, Theo M de Reijke, Xavier Maldonado, Ting Martin Ma, Tahmineh Romero, Xiaoyan Wang, Matthew B Rettig, Robert E Reiter, Nicholas G Zaorsky, Michael L Steinberg, Nicholas G Nickols, Angela Y Jia, Jorge A Garcia, Daniel E Spratt, MARCAP Consortium group
The Lancet Oncology, 2022 Feb.
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