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Association Between Duration of Immunotherapy and Overall Survival in Advanced Non–Small Cell Lung

Il trattamento con inibitori del checkpoint immunitario (ICI) ha trasformato la gestione dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato. La durata ottimale dell’utilizzo con ICI, tuttavia, non è nota. I pazienti coinvolti negli studi registrativi chiave con immunoterapia in prima linea sono stati trattati con ICI per un massimo di 2 anni (massimo 35 cicli ogni 3 settimane); nella pratica clinica, tuttavia, molti pazienti continuano la terapia oltre i 2 anni.
Tenuto conto dei possibili effetti avversi tardivi e dei costi finanziari potenzialmente onerosi associati alla prosecuzione indefinita della terapia con ICI, esiste un urgente bisogno di rispondere alla domanda se continuare l’ICI oltre i 2 anni offra un beneficio clinico rispetto all’interruzione del trattamento.
In questo studio retrospettivo, di coorte, sono stati raccolti dati provenienti da circa 280 cliniche di oncologia negli USA, al fine di valutare la durata ottimale della terapia con ICI nei pazienti affetti da NSCLC avanzato.
Sono stati inclusi pazienti adulti con diagnosi di NSCLC avanzato effettuata tra il 2016 e il 2020, che avevano ricevuto trattamento con ICI in prima linea (in monoterapia o in associazione a chemioterapia). Sono stati esclusi soggetti con neoplasie esprimenti le mutazioni driver di EGFR, ALK o ROS1. Il cutoff per la raccolta dei dati è stato il 31 agosto 2022.
I 1039 pazienti inclusi sono stati suddivisi in due gruppi: a durata fissa o a durata indefinita. I soggetti nel gruppo a durata fissa avevano interrotto il trattamento a 2 anni (±30 giorni) dopo l’inizio della terapia con ICI. I soggetti nel gruppo a durata indefinita avevano proseguito la terapia oltre i due anni. Sono stati esclusi, da entrambe le coorti, i pazienti con eventi di progressione documentati (definiti sia attraverso criteri RECIST, che non RECIST) in qualsiasi momento dall’inizio dell’ICI come trattamento di prima linea fino a 760 giorni.
Infine, venivano esclusi i pazienti del gruppo a durata fissa in caso di exitus nello stesso mese o nel mese successivo alla fine del trattamento, poiché la cessazione dello stesso era probabilmente correlata al decesso, piuttosto che alla decisione di proseguire la terapia a durata fissa.
La sopravvivenza globale nei due gruppi a partire da un tempo limite di 760 giorni dopo l’inizio della terapia di prima linea è stata stimata secondo il metodo di Kaplan-Meier e confrontata utilizzando modelli di regressione di Cox univariati e multivariati.
113 pazienti sono rientrati nel gruppo a durata fissa (età media 69 anni, 54.9% donne) e 593 nel gruppo a durata indefinita (età media 69 anni, 47.6% donne). I primi presentavano maggiore probabilità di essere associati a storia di tabagismo (112 su 113 [99%] vs 550 su 593 [93%]; P = 0,01) e di essere stati trattati in un centro accademico (25 su 113 [22%] contro 65 su 593 [11%]; P = 0.001).
Circa la metà dei pazienti in entrambi i gruppi è stata sottoposta inizialmente a sola immunoterapia, la restante a chemioimmunoterapia.
La monoterapia con ICI è risultata più comune nel gruppo a durata fissa rispetto al gruppo a durata indefinita, rispettivamente (59 su 113 [52%] vs 279 su 593 [46%]; P = 0,39). La distribuzione dello stato PD-L1 era simile in entrambi i gruppi (PD-L1 ≥ 50%: 51 su 113 [45%] vs 293 su 593 [49%]; P = 0,19), così come il PS ECOG (PS ECOG 0 o 1: 90 su 113 [77%] contro 458 su 593 [80%]; P =0,68).
La sopravvivenza globale a due anni da 760 giorni è stata del 79% (95%CI, 66%-87%) nel gruppo a durata fissa e dell’81% (95%CI, 77%-85%) nel gruppo a durata indefinita, senza differenze statisticamente significative. Circa 1 paziente su 5 ha interrotto l’immunoterapia a 2 anni in assenza di progressione.
In conclusione, i risultati di tale studio retrospettivo rassicurano sul fatto che per i pazienti con NSCLC avanzato ancora in risposta alla terapia con ICI a 2 anni, l’interruzione del trattamento ed il monitoraggio, piuttosto che la prosecuzione della terapia a tempo indeterminato, rappresenta una strategia ragionevole con un beneficio clinico duraturo. Tale approccio non sembra difatti compromettere la sopravvivenza a lungo termine.


Lova Sun, Benjamin Bleiberg, Wei-Ting Hwang, Melina E Marmarelis, Corey J Langer, Aditi Singh, Roger B Cohen, Ronac Mamtani, Charu Aggarwal

JAMA Oncology, 2023 Aug. 1

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