Nazionali

Novità e aggiornamenti nel trattamento del GIST

I mercoledì dell’oncologia

Webinar NON ECM, 26 giugno 2024
dalle 17.00 alle 18.15

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Come le neoplasie mesenchimali più in generale, i Tumori Stromali del Tratto GastroIntestinale (GIST) sono tumori rari. In Italia l’incidenza è di circa 1-1,5 casi ogni 100.000 persone, ovvero 700-900 nuovi tumori ogni anno, con circa un terzo delle nuove diagnosi che si verifica in fase avanzata di malattia.
I GIST tra i tumori solidi costituiscono l’esempio paradigmatico del ruolo dell’analisi molecolare in relazione alla attivazione costitutiva di recettori tirosin-chinasici (in particolare KIT, e PDGFR-alfa) e i primi tra i tumori solidi per i quali è stata utilizzata efficacemente una terapia a bersaglio molecolare (imatinib) a partire dall’anno 2000.
Nonostante il ruolo di imatinib resti fondamentale nella gestione di questa patologia, un elemento che limita le terapie a bersaglio molecolare è la comparsa di resistenza. Negli ultimi anni si sono resi disponibili una serie di farmaci attivi nei casi in cui si instauri resistenza secondaria a imatinib, e oltre a sunitinib e regorafenib, già utilizzati da diversi anni, recentemente si è reso disponibile ripretinib. Inoltre, in presenza di resistenza primaria ad imatinib, laddove cioè vi sia una alterazione molecolare che rende la malattia non sensibile ad imatinib quale la mutazione D842V di PDGFRalfa, è ora disponibile avapritinib. Tali inibitori multi-tirosinchinasici presentano un profilo di effetti avversi diverso da quello di imatinib, e in qualche caso peculiare.
In relazione alle diverse possibilità di trattamento e considerata la rarità della patologia, la gestione del paziente con GIST dovrebbe avvenire in un setting multiprofessionale e multidisciplinare, nel quale poter discutere del miglior approccio e iter per ciascun singolo paziente, alla luce delle possibilità non solo di trattamenti farmacologici oggi disponibili ma anche delle possibilità di trattamenti loco-regionali che talora possono avere un ruolo nel controllo della malattia avanzata, come ad esempio la chirurgia della singola lesione in progressione.