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Hpv, vaccino anche per i maschi. Ricciardi: ‘I pediatri che li sconsigliano non lavorino per lo Stato’

Tornano le malattie infettive, e tornano di pari passo al calo delle vaccinazioni che preoccupa così tanto da spingere alcune regioni

Da la Repubblica.it del 23-11-2016

Ci siamo dimenticati di quando ci si ammalava di poliomielite, dei morti di tubercolosi. E i casi di cronaca di questi giorni ci ricordano che sì, difterite, pertosse e morbillo possono uccidere. Tornano le malattie infettive, e tornano di pari passo al calo delle vaccinazioni che preoccupa così tanto da spingere alcune regioni – l’Emilia Romagna lo ha già fatto, Toscana e Marche sembrano avviate sulla stessa strada – a vietare l’accesso a scuola ai bambini non vaccinati.

Hpv. Non va meglio per la vaccinazione per l’Hpv, che in Italia ha una media del 70 per cento. “Ma – ha ricordato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi all’evento “Chiudi la porta, salvati la vita, vaccinati contro Hpv per prevenire il cancro”, organizzato da Repubblica Salute a Palazzo Giustiniani stamattina – come al solito ci sono regioni dove la percentuale è molto alta e altre dove è bassa, e sono quelle in cui è anche più facile essere esposte al virus.

I maschi. L’obiettivo è arrivare al 95 per cento. E vaccinare pure i maschi. Non solo per proteggere anche loro da altri tipi di cancro, ma per evitare che il virus circoli e colpisca le donne non vaccinate”. Del resto – ricorda Carmine Pinto, presidente Aiom – il virus è correlato al tumore del pene, dell’ano e anche dell’orofaringe. Prima era considerato un tumore dei forti fumatori e bevitori, in là con gli anni. Oggi lo vediamo in persone che hanno avuto contatto con il virus ma sono molto più giovani”.

La diffusione. Il virus – c’è da dire – è talmente diffuso che si calcola che riguardi il 90 per cento delle ragazze che ha rapporti sessuali. Per fortuna, però, il 99 per cento guarisce da solo. “L’1 per cento però no – continua Ricciardi – e ogni anno nel nostro paese muoiono 1420 donne di cancro alla cervice. Morti evitabili con la vaccinazione”.

La diffidenza. Lo scetticismo verso le vaccinazioni, del resto, è difficile da demolire. “Anche dinanzi a chili di documenti scientifici che provano come siano lo strumento più efficace della medicina mai esistito – ha raccontato, alla platea di alunni delle scuole superiori provenienti da tutta Italia, la senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo – la diffidenza di molte famiglie, che si rifiutavano di vaccinare i loro bambini, è rimasta. Nel caso dell’Hpv è dimostrato che nel 100 per cento dei tumori dell’utero è presente il Dna del virus Hpv. Che si sta diffondendo. Solo con la vaccinazione è possibile arrestarlo e fare una scelta saggia di salute pubblica”.

I medici. Ma per convincere i genitori bisogna prima convincere i medici. Sono addirittura i pediatri a sconsigliare spesso il ricorso all’immunizzazione. Istillando dubbi, paure irrazionali. In genitori che spesso, navigando in rete, trovano ancora la vecchia storia della relazione tra autismo e vaccini e dello studio di Wakefield, che fu sbugiardato e radiato dall’ordine dei medici britannici. Che fare con questi medici, infedeli al Servizio sanitario che invece propone le vaccinazioni come strumento efficace di salute pubblica? “L’umtimo miglio è sanzionare i medici che spacciano false informazioni – continua Ricciardi – il pediatra che sconsiglia le vaccinazioni non può lavorare per lo Stato. E anzi va deferito all’Ordine dei medici, che autonomamente si è già mosso per sanzionare medici inadempienti. Dopodiché bisogna anche pensare di aggiornare i medici e certificare la loro preparazione”.

Il vaccino. Punta alla vaccinazione per i maschi anche Nicoletta Luppi, presidente del Comitato vaccini di Confindustria. “Ha un valore collettivo importante – spiega – senza i maschi il virus non può essere eradicato”. E racconta come su 88 farmaci biotch in commercio ben 71 siano vaccini. E anche cosa ci sia dietro: dagli 8 ai 18 anni di ricerca, con costi fino a 900 milioni di dollari, 24 mesi perché arrivi al paziente, il 70 per cento del tempo dedicato ai controlli qualità, sulla singola fiala ce ne sono almeno cento. “Tanto che – ricorda Mario Melazzini, direttore Aifa – le segnalazioni di eventi avversi sono molto, ma molto poche. E i vaccini restano uno strumento di cura, non di business”.

Di Elvira Naselli

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