Notiziario AIOM

Il ‘dottor Google’ è il più consultato

L’88% degli italiani, quando non sta bene, si fa un’auotodiagnosi cercando su internet quali malattie sono associate ai propri sintomi. E ora il motore di ricerca più famoso al mondo prova a rendere questa pratica meno rischiosa

Da Libero del 13-12-2017

Nel mare magnum dell’informazione online il più cliccato ogni giorno da milioni di utenti risulta il «dottor Google», cioè quel medico virtuale di fama internazionale, ritenuto in assoluto il più affidabile, un luminare della scienza che risulta il più consultato al mondo da tutti coloro che cercano l’autodiagnosi in rete, che digitano cioè l’elenco dei propri sintomi, e che ottengono in pochi minuti la conferma o meno della propria malattia, accusata, sospettata o soltanto immaginata.

I medici veri, quelli in carne ed ossa, assumono sempre un atteggiamento altezzoso di lesa maestà quando quel paziente arriva al loro cospetto con le ipotesi di patologie raccolte su intemet, e lo accolgono con una smorfia amara del viso, manifestando ironico sarcasmo, e ignorando che ormai sono oltre l’88% (dati Censis} gli italiani che cercano la causa dei propri malesseri su intemet, e di questa percentuale il 93% sono donne, il 44% del totale ritiene che cercare questo tipo di informative in rete sia poco o per niente rischioso, e quasi 1 su 2 si affida ai primi risultati dei motori di ricerca senza accertarsi della veridicità delle fonti. La ricerca ossessiva di malattie tramite Google è persino considerato un disturbo psicologico, è stato classificato e chiamato «cybercondria», la versione tecnologica dell’ipocondria.

I PERICOLI

Criminalizzare l’utente che cerca informazioni sulla propria salute online è sicuramente sbagliato, perché ci si dovrebbe interrogare sul motivo che spinge le persone a rivolgersi alla rete, anziché agli specialisti o alle istituzioni deputate a tali servizi, in quanto la fruibilità delle informazioni oggi a disposizione è un richiamo irresistibile, un modo comodo che soddisfa quasi sempre e subito le proprie curiosità ed ansie, e si tratta di un comportamento logico e legittimo, anche se a volte rischioso. Il problema infatti, è quando si va incontro a risposte centrate che non si sanno interpretare, né recepire correttamente, e quando non si hanno gli strumenti per decodificarle, come per esempio una laurea in medicina. Nella migliore delle ipotesi che si possono considerare, il paziente che cerca notizie sulla sua salute digitando su internet, si imbatte in ricerche, testi o risposte precise e circostanziate, ma il più delle volte egli non è in grado di proseguire nel percorso della cura se non si rivolge al medico, soprattutto se si sospettano patologie importanti che richiedono una diagnosi precisa e tempestiva, ed il rischio di scivolare in canali di cure non tradizionali è altissimo e a volte può essere fatale. Spesso infatti il soggetto viene deviato da veri e propri pacchetti di comunicazione che mirano alla commercializzazione di un farmaco o di una tecnica di medicina alternativa, o si imbatte in scientifiche fake-news che non è in grado di interpretare, allontanandosi così dal corretto iter della propria salute. Eppure il 96% di chi si rivolge al dottor Google non è affatto ignorante e risulta laureato, contro il 24,5% di chi non è andato oltre la licenza elementare.

Lo scorso mese all’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, fuori da uno ambulatorio medico è stato affisso un ironico cartello, poi circolato in rete, che recitava: «Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su Yahoo. com», e questa frase sarcastica rivela lo sconforto degli specialisti che vengono spesso contraddetti dai loro pazienti tuttologi, che contestano diagnosi e cure e che si fidano più della rete che della loro scienza.

Non a caso in giro per il mondo i dottori continuano a fare appelli perché si eviti di ricorrere alle cure-fai-da-te, in Inghilterra il presidente della Royal Pharmaceutical Society ha espressamente chiesto di non fidarsi delle diagnosi onnline ed in Belgio è stato trasmesso uno spot in cui si ridicolizza chi ricorre al web per curarsi, mentre in Italia e in tutto il pianeta lo studio del «dottor Google» è sempre più intasato da pazienti che chiedono un consulto.

Più che criticare o denigrare il famoso medico virtuale, bisognerebbe invece combatterlo a colpi di buon senso, vigilarlo ed istruirlo a dovere, fare in modo che sia il più attendibile possibile, e che soprattutto induca il paziente a rivolgersi poi alle strutture autorizzate e deputate alla cura richiesta. Succede infatti che sempre più persone bypassino il proprio medico, e si rivolgono alla rete quando hanno un sintomo, un dolore o un malessere, lo digitano su internet ed ecco spuntare la diagnosi, i rimedi, le cure e addirittura i farmaci da assumere. Facile no? E pure comodo ed economico, perché quel medico è un super specialista, riceve e risponde gratuitamente, è disponibile anche di notte e sempre a portata di mouse.

Un’abitudine questa che sta diventando pericolosa, che rischia di compromettere la salute di molti, e non perché i risultati disponibili non siano attendibili, ma perché i motori di ricerca non fanno distinzioni tra informazioni potenzialmente utili, fesserie o peggio ancora bufale, e perché non sempre ad un sintomo specifico corrisponde una cura valida per tutti indistintamente, eppure in un campo delicato come la salute oggi tutto sembra valido.

CONTROMOSSE

Per evitare che i naviganti finiscano all’interno di portali non scientifici, o si ritrovino a leggere diagnosi che con il loro stato di salute c’entrano poco o niente, lo stesso Google ha deciso di mettere un freno a questa pratica, mostrando diagnosi ed eventuali patologie in apposite schede localizzate direttamente all’interno dei risultati di ricerca sottolineando che in nessun caso queste indicazioni sostituiscono il consulto specialistico e la visita clinica o medica. La funzionalità di tale ricerca tramite sintomi è per ora in fase di roll-out negli Stati Uniti, e solo su mobile, ma nei prossimi mesi raggiungerà molti altri Paesi, Italia compresa. Il suo funzionamento è semplice, perché sarà possibile scrivere, per esempio, «male di testa da un lato», per ottenere una lista di patologie connesse, come cefalea, emicrania, raffreddore, sinusite e così via, ed a corredo di queste schede si troveranno brevi informazioni sulle singole malattie, ma anche consigli per raggiungere un medico con il quale consultarsi sull’eventuale gravità del proprio disturbo. In una ulteriore nota il dottor Google spiega: «Dovete sempre consultare un professionista per la vostra salute», aggiungendo che la funzione non è in grado di sostituire un medico vero e proprio, e serve ad evitare che gli utenti finiscano in portali sbagliati e non utili al caso in questione. Google ha coinvolto in questo progetto centinaia di laureati in medicina e chirurgia per rivedere le informazioni sui vari sintomi, per delineare le varie diagnosi ed inserirle nel suo database Knowledge Graph, e gli esperti della Harvard Medical School eMayo Clinic hanno poi supervisionato il lavoro svolto al fine di migliorare i risultati che verranno mostrati a breve a tutti gli utenti.

Una iniziativa questa sicuramente corretta e più sicura di quella attuale, che inviterà ancora più persone in futuro a consultare, naturalmente sempre e solo a scopo informativo, il mitico «dottor Google».

di Melania Rizzoli