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Pregnancy After Breast Cancer in Patients With Germline BRCA Mutations

Recentemente sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology i risultati di un importante studio internazionale sull’impatto della gravidanza in donne con storia di carcinoma della mammella e variante patogenetica dei geni BRCA.
Si tratta di uno studio retrospettivo, multicentrico, che ha incluso 1.252 donne di età inferiore a 40 anni, con tumore della mammella in stadio I-III diagnosticato tra Gennaio 2000 e Dicembre 2012, e variante patogenetica germinale del gene BRCA1 e/o BRCA2. Tra queste pazienti anche un sottogruppo di 195 donne con almeno una gravidanza dopo la diagnosi di tumore alla mammella.
I risultati dello studio mostrano che, con un follow-up mediano di from 8,3 anni dalla diagnosi di tumore, nessuna differenza è stato osservata in termini di Disease-Free Survival (DFS) (adjusted hazard ratio [HR] 0,87; IC 95%: 0,61 – 1,23; p = 0,41) o di Overall Survival (OS) (adjusted HR 0,88; IC 95%: 0,50 – 1,56; p = 0,66) tra le donne che hanno avuto e quelle che non hanno avuto gravidanze. Altro dato importante è che tra le 150 pazienti che hanno avuto una gravidanza a termine (76,9%), complicanze durante la gravidanza e anomalie congenite a carico del feto si sono verificate in 13 casi (11,6%) e 2 (1,8%), rispettivamente, numeri che non superano quelli della popolazione generale.
Nonostante il limite legato alla natura retrospettiva dell’analisi, i risultati di questo studio hanno un notevole impatto clinico. Nell’ambito del più ampio studio condotto finora su questo specifico tema, i dati di Lambertini et al. evidenziano come la gravidanza dopo il carcinoma mammario in pazienti BRCA-mutate non sembra provocare un peggioramento della prognosi legata alla storia oncologica, né un aumento del rischio per il feto, e forniscono importanti informazioni ai clinici coinvolti nella consulenza oncogenetica di giovani pazienti con carcinoma della mammella e variante patogenetica BRCA1 e/o BRCA2, quest’ultime spesso sottoposte a salpingo-ovariectomia di riduzione del rischio per il carcinoma ovarico, e che affrontano il delicato tema della gravidanza.
In definitiva, questo studio è un’importante conferma di alcune informazioni che avevamo in maniera non pubblicata, cioè le donne BRCA-mutate non hanno una prognosi peggiorata se hanno una gravidanza. Ciò è fondamentale perché queste donne, spesso giovani, che si ammalano, hanno un’indicazione a eseguire una ovariectomia bilaterale e ora possono, sulla base di questo studio, perseguire il concepimento, quindi avere una gravidanza prima di sottoporsi a ovariectomia, che serve appunto a eliminare il rischio di cancro dell’ovaio.
È uno studio importante da un punto di vista psicologico, perché anche se abbiamo fatto grandi passi avanti nella considerazione della gravidanza dopo il cancro in tutte le fasi delle pazienti, questo sottogruppo non possedeva un’informazione così completa. Adesso, grazie allo studio di Lambertini e collaboratori pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, che AIOM commenta in due newsletter, diventa fondamentale per il benessere delle pazienti e per le informazioni che diamo ai colleghi oncologi da trasmettere appunto alle pazienti.


Matteo Lambertini, Lieveke Ameye, Anne-Sophie Hamy, Anna Zingarello, Philip D Poorvu, Estela Carrasco, Albert Grinshpun, Sileny Han, Christine Rousset-Jablonski, Alberta Ferrari, Shani Paluch-Shimon, Laura Cortesi, Claire Senechal, Gianmaria Miolo, Katarzyna Pogoda, Jose Alejandro Pérez-Fidalgo, Laura De Marchis, Riccardo Ponzone, Luca Livraghi, Maria Del Pilar Estevez-Diz, Cynthia Villarreal-Garza, Maria Vittoria Dieci, Florian Clatot, Martine Berlière, Rossella Graffeo, Luis Teixeira, Octavi Córdoba, Amir Sonnenblick, Helena Luna Pais, Michail Ignatiadis, Marianne Paesmans, Ann H Partridge, Olivier Caron, Claire Saule, Lucia Del Mastro, Fedro A Peccatori, Hatem A Azim Jr

Journal of Clinical Oncology, 2020 Jul 16

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