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Annals of Internal Medicine. TEST ROUTINARI DI SARS-COV-2 NEL PERSONALE SANITARIO VACCINATO POSSONO RIDURRE LA NECESSITÀ DI QUARANTENE PROLUNGATE

Esistono dubbi sull’efficacia dei vaccini anti-COVID-19 a causa dell’evasione immunitaria delle varianti che destano preoccupazione (variants of concern, VOC) della sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2)

La variante Delta attualmente è la più comune VOC (variant of concern) nel mondo e i tamponi nasali suggeriscono che le persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione presentano carichi virali infettivi proprio come le persone non vaccinate.

La maggioranza degli studi sulla prevalenza dell’infezione ‘breakthrough’ (VBT) tra gli operatori sanitari si basa sulle dichiarazioni degli operatori sanitari sintomatici, ignorando la possibilità che gli asintomatici possano trasmettere l’infezione ad altri.

Nella maggior parte dei Paesi, le persone positive al test per COVID-19 devono sottoporsi a una quarantena di 14 giorni e il protocollo per gli operatori sanitari raccomanda due controlli consecutivi dopo almeno 10 giorni, prima di ritornare al lavoro. Tuttavia, molti di questi Paesi stanno vivendo gravi carenze di personale dovute all’attuale crisi sanitaria e all’elevato numero di ricoveri ospedalieri.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine ha condotto una sorveglianza sistematica che ha coinvolto 2.397 operatori sanitari che avevano completato il ciclo vaccinale con Pfizer-BioNTech BNT162b2 presso gli ospedali della ASST Settelaghi a febbraio 2021.

Gli operatori sanitari completamente vaccinati di otto reparti ospedalieri, ritenuti a rischio elevato, sono stati testati con esame PCR (polymerase chain reaction) ogni due settimane, mentre quelli in reparti a rischio moderato sono stati testati ogni quattro settimane. In caso di positività a RNA di SARS-CoV-2, l’operatore veniva sottoposto giornalmente al test fino a quando due test consecutivi risultavano negativi. Inoltre, i campioni positivi con valore “ciclo-soglia” (Ct) inferiore a 25 venivano sottoposti nuovamente al sequenziamento del gene spike, mentre quelli con Ct nell’intervallo 25-35 venivano esaminati nuovamente con il test rapido (VOC-specific real-time PCR).

Nel complesso sono stati individuati 33 casi positivi a SARS-CoV-2 tra il 15 marzo e il 17 agosto 2021. Tra questi, 17 appartenevano al gruppo ad alto rischio e 16 a quello a rischio moderato. Importante notare che nessuno di questi casi negli operatori sanitari ha sviluppato sintomi o presentava carenze immunitarie o comorbilità importanti.

Cinque casi sono stati rilevati con il sequenziamento del gene spike e 12 con il test VOC-specific real-time PCR. Otto operatori sintomatici (0,4%) sono risultati positivi e sintomatici durante il periodo di studio e solo una variante Alfa è stata individuata con il sequenziamento.

Nel frattempo, tutti i 33 pazienti asintomatici sono risultati negativi il giorno successivo al risultato positivo iniziale e tutti i risultati negativi sono stati confermati da un terzo tampone nasofaringeo effettuato due giorni dopo. I casi sintomatici sono risultati negativi al test effettuato dopo una media di 11 giorni. Il livello medio di IgG era doppio nel gruppo asintomatico.

I risultati suggeriscono che l’incidenza delle infezioni ‘breakthrough’ asintomatiche nelle persone vaccinate varia con la frequenza del test. Infatti, a parità di frequenza, l’incidenza risultava simile nei gruppi a rischio alto e moderato.

I casi asintomatici si sono risolti più velocemente e mostravano livelli medi maggiori di anticorpi rispetto ai sintomatici. Quindi, il programma di sorveglianza potrebbe non aver individuato molti altri casi asintomatici di infezione ‘breakthrough’. Questo è il primo studio che considera i casi sintomatici e asintomatici tra gli operatori sanitari durante la predominanza della variante Delta.

Da questo studio si deduce inoltre che i test routinari negli operatori sanitari vaccinati asintomatici possono fornire un’immagine accurata dei casi di infezione ‘breakthrough’ nei vaccinati. Potrebbe essere opportuno sottoporre i sintomatici positivi a SARS-CoV-2 a quarantene più lunghe. E i programmi di sorveglianza volti a registrare le infezioni ‘breakthrough’ nei vaccinati dovrebbero considerare controlli frequenti. Si deve ricordare, comunque, che dovrebbe essere assicurata l’applicazione rigorosa di misure preventive, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione personale.

Riferimento bibliografico
  • Novazzi, F. et al, (2021). Asymptomatic SARS-CoV-2 Vaccine Breakthrough Infections in Health Care Workers Identified Through Routine Universal Surveillance Testing. Annals of Internal Medicine, doi: 10.7326/m21-3486, https://www.acpjournals.org/doi/full/10.7326/M21-3486