Un approccio innovativo ha tutelato l’accesso allo screening per il tumore del polmone durante la pandemia di COVID-19, in particolare nella popolazione di pazienti in gran parte afro-americana di un solo ospedale, e potrebbe essere utilizzato in futuro per aumentare l’accesso agli screening
Gli screening con telemedicina hanno consentito di mantenere l’accesso al test per il tumore del polmone durante la pandemia di COVID-19 in un’ampia popolazione di pazienti afro-americani di un ospedale con rete sicura.
Nonostante sia stata offerta l’opportunità di partecipare allo screening per il tumore del polmone da remoto con la telemedicina, questi screening sono diminuiti del 75% durante la pandemia.
Lo screening per il tumore del polmone eseguito con la telemedicina dovrebbe non solo rimanere un’alternativa valida anche dopo la pandemia, ma potrebbe risultare efficace anche per altri tipi di screening oncologici.
Secondo uno studio presentato al Congresso Clinico virtuale 2021 dell’American College of Surgeons (ACS), lo sforzo innovativo di attuare uno screening per il tumore del polmone con la telemedicina durante la pandemia di COVID-19 ha dimostrato che gli screening virtuali in singola visita hanno la stessa efficacia di quelli attuati in presenza in ospedale.
Lo studio sugli screening virtuali per il tumore del polmone (LCS) è stato realizzato al Temple University Hospital di Philadelphia, che possiede un’ampia popolazione di pazienti afro-americani. Jessica S. Magarinos, MD, chirurgo generale residente al Temple University Hospital e primo autore dello studio ha spiegato che questi pazienti devono affrontare disuguaglianze nelle cure, specialmente nel caso del tumore del polmone: è meno probabile che vengano sottoposti agli screening e curati per il tumore del polmone, con maggiore possibilità quindi di morire a causa di quest’ultimo, rispetto alla popolazione generale. Anche se gli autori ipotizzano che le disuguaglianze negli screening per il tumore del polmone si siano accentuate durante il COVID-19, ciò non si è verificato in questo caso.
“Il nostro studio dimostra che gli screening in telemedicina hanno potuto raggiungere la popolazione afro-americana in un ospedale con rete sicura”, ha sostenuto la dott.ssa Magarinos.
È necessario sottoporre allo screening per il tumore del polmone un maggior numero di persone
“Ogni anno un maggior numero di persone muore per il tumore del polmone rispetto a qualsiasi altro tipo di tumore. Benchè questa patologia possa essere curata con successo se diagnosticata in stadio iniziale, solo il 3-6% della popolazione eleggibile viene sottoposta a screening per il tumore del polmone”, ha spiegato Cherie P. Erkmen, MD, FACS, chirurga toracica al Temple University Hospital e ricercatrice principale di questo studio retrospettivo.
“Nel complesso, facciamo un grande sforzo per convincere le persone a sottoporsi agli screening per il cancro al polmone”, ha dichiarato Erkmen. “E possiamo ridurre le morti evitabili per il tumore del polmone individuando nuove modalità per indure queste persone a partecipare agli screening”.
Con l’arrivo della pandemia di COVID-19, numerosi pazienti, seguendo i consigli di società scientifiche come l’American College of Chest Physicians (CHEST), hanno deciso di rimandare lo screening per il tumore del polmone. Gli autori del Temple University di Philadelphia hanno deciso di agire prontamente offrendo per questi screening la modalità in telemedicina, limitando così il rischio di esposizione a COVID-19. All’inizio dell’anno, l’American College of Surgeons è stata una delle maggiori organizzazioni sanitarie a raccomandare ai pazienti di non rinunciare agli screening oncologici a causa del COVID-19.
I ricercatori hanno confrontato 673 pazienti che avevano effettuato lo screening del tumore del polmone in visita singola prima della pandemia di COVID-19 con 440 pazienti sottoposti a Single Encounter Telemedicine Lung Cancer Screening (SET-LCS) nel periodo successivo a marzo 2020, quando la pandemia ha causato molte chiusure negli Stati Uniti.
Per la popolazione sottoposta a screening per il tumore del polmone, gli autori hanno analizzato retrospettivamente i dati raccolti in modalità prospettica da febbraio 2021 e precedenti; per entrambi i gruppi hanno considerato razza, abitudine al fumo, livello di istruzione, Lung-RADS®*, diagnosi di cancro e stadio, e aderenza al follow-up, utilizzando i test Chi-square ed esatto di Fisher.
La distribuzione secondo la razza, prima e dopo il COVID-19, non presentava differenze significative; in ciascun caso, il gruppo più ampio di pazienti sottoposti a screening era costituito da afro-americani (52% prima e 37% dopo), secondo quanto ha riportato Magarinos. L’abitudine al fumo era significativamente differente: il 65% delle persone sottoposte a screening prima del COVID-19 era fumatore attivo, rispetto al 33% dopo il COVID-19.
Gli autori concludono di non aver osservato differenze significative nella distribuzione dei risultati del sistema di imaging polmonare Lung-RADs (visita in presenza vs telemedicina):
Lung-RADS1: 46,4% vs 37,0%
Lung-RADS2: 44,0% vs 50,8%
Lung-RADS3: 5,3 % vs 7,6%
Lung-RADS4: 4,2% vs 4,8%
Lung-RADS0: 0,1% vs 0,2%
Aggiungono anche che non hanno registrato differenze significative nella frequenza delle procedure per la diagnosi di cancro:
Biopsia guidata con TC: 0,4% vs 0,5%
Biopsia ecoguidata endobronchiale: 0,3% vs 0,5%
Chirurgia: 2,5% vs 1,1%
Rifiuto delle procedure diagnostiche: 0,3% vs 0,2%
Decesso prima delle procedure diagnostiche: 0% vs 0,2%
Questi molteplici risultati hanno portato i ricercatori alla conclusione che gli screening eseguiti in telemedicina erano efficaci quanto quelli in presenza.
Sebbene l’approccio con telemedicina abbia permesso a molti pazienti di partecipare allo screening per il tumore del polmone, secondo gli autori il numero globale di persone sottoposte a questo tipo di screening durante la pandemia è diminuito del 75%.
La dott.ssa Erkmen si augura che continuando a utilizzare la telemedicina per gli screening del tumore del polmone anche dopo la pandemia si possano abbattere alcune barriere con il risultato che un maggior numero di persone possa aderire agli screening.
Gli autori, ha affermato la dott.ssa Magarinos, ritengono infine che gli screening con telemedicina siano applicabili anche ad altri tipi di tumori, tra cui il tumore del seno e del colon-retto.
Coautori dello studio sono Lynde K. Lutzow, MD e Grace X. Ma, PhD.
*L’American College of Radiology definisce Lung RADS come “uno strumento di garanzia di qualità progettato per standardizzare i referti TC e le raccomandazioni per la gestione dello screening del cancro del polmone, per ridurre la possibilità di equivoci nelle interpretazioni della TC dello screening del cancro del polmone e facilitare il monitoraggio degli esiti”.