Notiziario AIOM

Dal Congresso dell’American College of Surgeons. LA PANDEMIA DI COVID-19 HA CAMBIATO L’ATTEGGIAMENTO DEI PAZIENTI VERSO LO SCREENING PER IL TUMORE DEL COLON-RETTO

Un sondaggio negli Stati Uniti indica ridotti tassi di colonscopia negli adulti, ma un maggior numero di pazienti ha preferito la modalità del test a domicilio

Un sondaggio in adulti eleggibili allo screening del tumore del colon-retto ha rivelato una preferenza per la ricerca del sangue occulto nelle feci (FOBT) da eseguire al proprio domicilio rispetto alla colonscopia durante la pandemia di COVID-19.

I partecipanti hanno mostrato una risposta più bassa alla colonscopia durante il periodo pandemico, rispetto ai livelli pre-pandemia, con motivazioni legate sia al timore di contrarre il COVID-19 che agli esborsi economici per ottenere il ‘copay’ (ndr: quota a carico del paziente che possiede un’assicurazione sanitaria negli Stati Uniti).

L’esame del sangue occulto nelle feci può rappresentare un’alternativa alla colonscopia per migliorare l’accesso allo screening del tumore del colon-retto, salvaguardando la sicurezza dall’infezione virale e le preoccupazioni economiche.

L’impatto della pandemia di COVID-19 sulla disponibilità dei pazienti a rispettare gli appuntamenti programmati per malattie diverse dal COVID-19 è stato ben documentato, ma un gruppo di ricercatori della Virginia Commonwealth University riferisce che, nelle persone non convinte ad andare in ospedale o negli ambulatori per fare la colonscopia, la ricerca del sangue occulto nelle feci eseguita al proprio domicilio si può rivelare uno strumento utile per risolvere il problema. Durante la pandemia, il 30% in più dei partecipanti ha preferito eseguire il test a casa rispetto ai periodi precedenti.

Kristine Kenning, MD, MS, ha presentato al Congresso Clinico virtuale 2021 dell’American College of Surgeons (ACS) i risultati di un sondaggio in persone di età adulta eleggibili allo screening. “Il messaggio principale che si deduce dai risultati è che le problematiche legate agli screening sono aumentate durante la pandemia e dobbiamo trovare il modo di collaborare con la comunità per far aumentare le percentuali di adesione a questi esami”, ha affermato la dott.ssa Kenning, primario di chirurgia generale della Virginia Commonwealth University (VCU) School of Medicine di Richmond. “Il nostro studio mostra che le persone sono disponibili ad eseguire il test del sangue occulto nelle feci a domicilio. Questo esame è per noi uno strumento molto importante per ampliare l’aderenza agli screening del tumore del colon-retto”.

Le linee guida cliniche dell’American College of Gastroenterology raccomandano la colonscopia per la valutazione del tumore del colon-retto e una colonscopia dopo un FOBT positivo.1 L’American Cancer Society riporta che ogni anno negli Stati Uniti le nuove diagnosi di tumore del colon-retto sono 148.000 e i decessi 53.000.2

I risultati

Il sondaggio trasversale ha coinvolto 765 persone di 50 anni e più. La dott.ssa Kenning e colleghi hanno osservato che i partecipanti avevano completato un maggior numero di test sulle feci nel periodo pre-COVID (32% vs 11%) rispetto a quanto riportato dall’American Cancer Society.2 Durante la pandemia, il 50% dei partecipanti ha dichiarato di aver eseguito il test del sangue occulto nelle feci. Al contrario, il 44% riferiva di aver aderito allo screening del tumore del colon-retto durante la pandemia con una colonscopia. “Questa modalità dimostra la possibilità di sostituire la colonscopia con il test del sangue occulto nelle feci”, ha sottolineato la dott.ssa Kenning.

“Il nostro studio ha analizzato la propensione verso lo screening per il tumore del colon-retto e come questa sia stata influenzata dalla pandemia, sia per le problematiche legate alla pandemia stessa che per l’impatto economico”, ha aggiunto la dott.ssa Emily B. Rivet, MD, MBA, FACS, autore senior. “Abbiamo osservato che il test del sangue occulto nelle feci è stato inteso dai pazienti come una valida alternativa alla colonscopia per lo screening”. La dott.ssa Rivet è professore associato al Dipartimento di Chirurgia, divisione di chirurgia colorettale, e professore di Medicina interna affiliato alla VCU School of Medicine.

Preoccupazioni dei pazienti per i ‘copay’

Una più alta percentuale di partecipanti ha dichiarato di essere disoccupata durante la pandemia rispetto all’anno precedente: 7,4% vs 2,6%. E il 41% ha espresso preoccupazione per i ‘copay’; il 57,6% ha dichiarato che questi erano un motivo di rinvio degli screening. La dott.ssa Kenning ha sottolineato che sta lavorando con Carrie Miller, PhD, MPH, ricercatore principale del sondaggio più ampio, su una valutazione di follow-up dell’impatto della pandemia sulla disponibilità a partecipare allo screening del tumore del colon-retto. La dott.ssa Miller è ricercatore post-dottorato al dipartimento di politiche sanitarie della VCU.

Altri motivi di ritardo degli screening

Lo studio ha rilevato che i ‘copay’ non erano gli unici deterrenti agli screening programmati per il tumore del colon-retto. Circa due terzi dei partecipanti (65,9%) ha confermato il timore di esposizione al COVID-19 nella programmazione delle colonscopie e il 59% ha ammesso che questo era il motivo principale del rinvio dello screening.

Per superare queste preoccupazioni, gli intervistati hanno ammesso che l’offerta di materiale di protezione (guanti e mascherine), visite in ambulatori più piccoli o appuntamenti per lo screening nel fine settimana, potrebbero aumentare la probabilità di adesione alla colonscopia: rispettivamente del 30,7% per entrambe le prime due condizioni e del 19,7%  per lo screening nel fine settimana. Tuttavia, il 48,1% ha riferito di essere disposto a eseguire il test del sangue occulto nelle feci a domicilio come alternativa alla colonscopia, e tra questi il 93% ha confermato la disponibilità a sottoporsi alla colonscopia in caso di FOBT positivo.

Che cosa abbiamo imparato dalla pandemia

“Anche prima della pandemia i tassi di screening per il tumore del colon-retto negli Stati Uniti erano al di sotto del 100%, quindi credo che quello che stiamo imparando da questa pandemia e dalla collaborazione con i pazienti per individuare alternative alle modalità adottate nel passato, saranno applicabili alle cure nel prossimo futuro. Questo approccio è valido anche per il periodo post-pandemico, che tutti ovviamente auspichiamo”, ha dichiarato la dott.ssa Rivet.

“I risultati del sondaggio mostrano che abbiamo ancora tanto lavoro da fare per migliorare lo screening del colon-retto”, ha ribadito la dott.ssa Kenning. “Lo screening del tumore colorettale è diminuito in modo significativo durante la pandemia e ancora non ha recuperato il valore del passato” ha aggiunto Kenning. “È molto importante essere certi di offrire tutte le opzioni possibili ai pazienti in modo che, qualsiasi modalità di screening preferiscano, seguiranno l’intero percorso per ottenere ciò di cui hanno bisogno”.

“I risultati del sondaggio sottolineano inoltre la necessità di personalizzare lo screening del tumore del colon-retto secondo le preoccupazioni e le necessità di ogni paziente”, ha sottolineato la dott.ssa Rivet. “È fondamentale aprire un dialogo su tutte le varie alternative e i pro e i contro degli esami”.

Coautori dello studio sono il dott. Miller e Bernard F. Fuemmeler, PhD, MPH, del dipartimento di politiche sanitarie della VCU, e Jaime L. Bohl, MD, FACS, del dipartimento di chirurgia della VCU.

Bibliografia