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Congresso ASH. I PAZIENTI CON NEOPLASIE EMATOLOGICHE A MAGGIOR RISCHIO DI RISULTATI AVVERSI DA COVID-19

I pazienti con neoplasie ematologiche sono a maggior rischio di morbilità e mortalità significative per Covid-19, e il rischio di morte è  maggiore nei più anziani, in quelli con infezione più grave, con prognosi sfavorevole o che hanno rinunciato al trattamento intensivo, secondo i dati aggiornati del Registro ASH Research Collaborative (RC) COVID-19 presentati durante il Congresso 2020 della Società Americana di Ematologia1 (American Society of Hematology, ASH), che si è svolto recentemente in forma virtuale.

“I pazienti con tumori ematologici sono a maggior rischio di risultati avversi da COVID-19 e si possono perciò considerare una popolazione vulnerabile dal punto di vista medico. Abbiamo scoperto che i rischi sono maggiori in quelli più anziani, con malattia in stadio avanzato o con prognosi sfavorevole, o che hanno rinunciato al trattamento intensivo,” ha dichiarato William Wood, MD, MPH, professore associato alla University of North Carolina at Chapel Hill, durante la presentazione dei dati al Congresso. “Man mano che i dati nel Registro vengono raccolti, saremo in grado di porre domande e ricevere risposte ulteriori, come quelle relative a malattie specifiche, trattamenti o fattori di rischio.” I risultati hanno rivelato che il 20% dei 656 pazienti inclusi nella coorte del registro sono morti. Tra i pazienti che hanno dovuto ricorrere all’ospedalizzazione o alla terapia intensiva, il tasso di mortalità era del 33%; questo tasso era circa il doppio in quelli con livello di terapia intensiva grave, pari al 65%. La percentuale nei pazienti con leucemia, linfoma o disturbi plasmacellulari con malattia moderata o grave era simile e andava dal 61% al 65%.

Inoltre, la gravità della malattia da COVID-19 è risultata fortemente associata alla condizione di malignità al tempo della diagnosi. In modo particolare, il 69% dei pazienti in trattamento iniziale mostrava malattia moderata o grave rispetto al 50% di quelli in remissione e al 79% di quelli con malattia recidivante o refrattaria.

I tassi di mortalità differivano in modo significativo sulla base della prognosi del paziente. I pazienti con prognosi pre–COVID-19 di meno di 12 mesi avevano un tasso di mortalità del 51% rispetto al 13% di quelli con prognosi pre-pandemia maggiore di 12 mesi. I tassi di mortalità erano anche diversi secondo la condizione di malignità, andando dal 21% in quelli in trattamento iniziale al 13% in quelli in remissione, al 36% in quelli con malattia recidivante o refrattaria.

La percentuale di pazienti con malattia moderata o grave aumentava con l’età. In particolare, il 47% dei pazienti sotto i 19 anni aveva malattia moderata o grave rispetto al 43% di quelli tra i 19 e i 39 anni, al 62% di quelli tra 40 e 69 anni e al 70% di quelli di 70 o più anni. L’aumento dell’età era associato anche a maggiori tassi di mortalità che andavano dal 5%, al 6%, al 18%, al 33% nei pazienti sotto i 19 anni, da 19 a 39 anni, da 40 a 69 anni, e con 70 anni o più, rispettivamente.

Il 12% dei pazienti ha deciso di rinunciare al trattamento di terapia intensiva e il 90% di questi pazienti aveva malattia moderata o grave. La decisione di rinunciare è risultata legata all’età. Il 42% delle morti riportate era costituito da coloro che avevano scelto di rinunciare alla terapia intensiva; solo il 4% dei pazienti è guarito. Tra quelli che avevano rinunciato alla terapia intensiva il tasso di mortalità era del 73% rispetto al 13% di coloro che non avevano rifiutato la terapia.

“ASH RC ha sviluppato un registro COVID-19 per l’ematologia nelle prime settimane di pandemia”, ha detto Wood. “I dati vengono sottoposti individualmente oppure da singole Istituzioni e la presentazione a livello istituzionale sta diventando più efficiente e fattibile”.

Il registro ASH RC COVID-19 per l’ematologia è uno strumento di riferimento globale;2 è una parte della più grande piattaforma ASH RC Data Hub, che raccoglie informazioni sui pazienti con malattia ematologica e infezione da virus o su quelli con una complicazione ematologica post COVID-19. I dati sono aggregati in diverse neoplasie e sono disponibili al pubblico attraverso una dashboard virtuale.3

I dati dei primi 250 pazienti sono stati pubblicati simultaneamente in Blood Advances. Durante il Congresso, Woods ha condiviso i dati raccolti da 656 pazienti. La maggior parte dei pazienti inclusi nell’analisi provenivano dal Nord America, anche se un numero significativo di dati arrivava da altre zone del mondo.

Il 77% dei pazienti aveva 40 o più anni e più della metà, il 60%, era rappresentato da uomini. Per quanto riguarda l’etnia, il 43% era bianco/caucasico, il 27% asiatico, il 17% ispanico/latino o latino e il 13% era nero/afroamericano.

Il 57% dei pazienti aveva la leucemia, il 25% il linfoma, e il 18% neoplasie plasmacellulari. Morbilità sono state riportate nel 57% dei pazienti e le due maggiori comorbilità riportate erano ipertensione e diabete, che rappresentavano il 50% e il 30% dei pazienti, rispettivamente. Inoltre, la maggior parte dei pazienti, l’80%, aveva una prognosi maggiore di 12 mesi prima della pandemia COVID-19.

Dei pazienti fumatori, il 31% era al momento fumatore o ex fumatore. L’11% dei pazienti non ha riportato sintomi. In quelli sintomatici i sintomi riportati più frequentemente erano febbre, tosse, mancanza di fiato, fatigue. “Erano gli stessi sia nei pazienti ospedalizzati che non ospedalizzati,” ha fatto notare Wood. A 10 giorni dalla diagnosi i sintomi erano presenti nel 60% dei pazienti.

Relativamente alle terapie indirizzate contro COVID-19, i ricercatori hanno evidenziato che l’azitromicina e l’idrossiclorochina sono state somministrate a circa la metà dei pazienti.

Ulteriori risultati non hanno mostrato differenze nella gravità della malattia secondo il sesso o l’etnia. Più del 70% dei pazienti con malattia moderata o grave aveva diabete e/o ipotensione. Nell’anno precedente alla diagnosi di COVID-19, più del 65% dei pazienti con malattia moderata o grave era stato trattato con chemioterapia citotossica, immunoterapia, terapia target e/o altre terapie.

Inoltre, la decisione di rinunciare alla terapia intensiva è risultata significativamente diversa a seconda della prognosi. Dei pazienti con diagnosi pre–COVID-19 maggiore di 12 mesi dichiarata dal medico, il 6% ha deciso di rinunciare rispetto al 38% di quelli con prognosi inferiore a 12 mesi.

I pazienti con diagnosi pre–COVID-19 pari o inferiore a 12 mesi avevano più probabilità di sviluppare malattia moderata o grave rispetto a quelli con prognosi superiore a 12 mesi. Malattia moderata o grave è stata osservata nel 79% dei pazienti con prognosi pre-pandemia inferiore a 12 mesi rispetto al 58% in quelli con prognosi pre–COVID-19 maggiore di 12 mesi.

“Che cosa dobbiamo ricavare da tutto ciò? Ci sono vari modi per utilizzare gli spunti del registro ASH RC COVID-19 per l’ematologia per andare avanti insieme,” ha concluso Wood. “Voglio sottolineare che la raccolta dei dati nel registro è tuttora in corso e accogliamo con piacere e incoraggiamo i dati che provengono individualmente o dalle Istituzioni. Aumentando i dati, aumenta la capacità del registro di rispondere a domande importanti per gli ematologi”.

Bibliografia
  1. Wood WA, Neuberg DS, Thompson JC, et al. Outcomes of patients with hematologic malignancies and COVID-19 infection: a report from the ASH Research Collaborative Data Hub. Presented at: 2020 ASH Annual Meeting & Exposition; December 5-8, 2020; Virtual. Abstract 215.
  2. COVID-19 registry. ASH Research Collaborative. Accessed December 5, 2020.
  3. ASH RC Data Hub COVID-19 Registry for Hematology. ASH Research Collaborative. Accessed December 5, 2020.