Notiziario AIOM

COVID: “COSÌ I PAZIENTI POSSONO PRATICARE ATTIVITÀ FISICA A CASA”

Un articolo pubblicato su JCO Oncology Practice fornisce consigli contro la sedentarietà

Massimo Di Maio, Segretario AIOM: “Vanno utilizzati gli strumenti informatici anche per incentivare il movimento”

La pandemia causata dal COVID-19 ha modificato l’assistenza oncologica di routine, compresi alcuni interventi di supporto. I medici devono adattarsi e cercare il modo per continuare a fornire l’adeguata cura ai pazienti in questo periodo. La prescrizione dell’esercizio fisico ai pazienti oncologici determina benefici significativi per la salute fisica e mentale e per la qualità di vita e può perfino migliorare la sopravvivenza. La pandemia, per i rischi legati alla trasmissione del virus, ha favorito il passaggio dai metodi di allenamento tradizionali ai programmi da svolgere a casa. In un articolo pubblicato su JCO Oncology Practice sono descritte le difficoltà da superare per realizzare questo passaggio, mantenendo i benefici dell’esercizio personalizzato. Vengono fornite raccomandazioni pratiche sulle modalità con cui gli esercizi da fare a casa possono essere supportati e promossi da personale qualificato, ma anche sulla base di risorse disponibili online che possono essere d’aiuto ai professionisti. Al di là delle difficoltà dovute alla pandemia – sottolineano gli autori, Robert Newton, Nicolas Hart e Tim Clay -, è importante che i pazienti continuino a trarre beneficio dall’attività fisica in sicurezza e con il supporto degli specialisti.

“L’esercizio fisico regolare riveste un ruolo fondamentale per i pazienti oncologici, sia per quelli che affrontano un percorso terapeutico (negli stadi iniziali oppure per una malattia avanzata), sia per coloro che hanno completato i trattamenti e sono in follow-up, a distanza di pochi o anche molti anni dal completamento delle terapie – spiega Massimo Di Maio, Segretario AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Direttore Oncologia dell’Ospedale Mauriziano, Università degli Studi di Torino -. La letteratura – è bene ricordarlo – è ricca di evidenze sull’importanza dell’esercizio fisico regolare, in alcuni casi con la dimostrazione di un beneficio in termini di riduzione del rischio di recidiva di malattia, in altri casi con la dimostrazione di benefici in termini di qualità di vita, benessere, contrasto della fatigue e di altri effetti collaterali associati ai trattamenti antitumorali. Nei mesi scorsi, la recente emergenza legata alla pandemia ha imposto in tutto il mondo la restrizione di moltissime attività, inclusa l’attività delle palestre, le attività a rischio di assembramento e, nei momenti più critici, anche l’attività sportiva all’aperto è stata limitata. Gli autori dell’articolo pubblicato sul JCO Oncology Practice, una delle riviste ufficiali dell’ASCO, si sono proprio concentrati su come evitare, in epoca COVID, che i pazienti oncologici sacrificassero (e continuino eventualmente a sacrificare) i benefici legati ai programmi di esercizio fisico. Le loro considerazioni sono in particolare riferite a molte realtà (quelle riportate nell’articolo sono in Australia, in Canada, negli Stati Uniti) che organizzano regolarmente programmi individuali o collettivi di esercizi per i pazienti oncologici. Molti dei programmi descritti nell’articolo prevedevano attività di gruppo, che sono state quindi interrotte a causa della pandemia”.

“Newton, Hart e Clay sottolineano giustamente che l’esercizio può essere svolto, con opportune istruzioni ed eventualmente sotto supervisione, anche a domicilio – afferma Massimo Di Maio -. Quando l’articolo è andato in stampa, a giugno 2020, molte delle restrizioni all’attività all’aperto sono state attenuate o eliminate, ma le considerazioni degli autori sulla possibilità di svolgere quotidianamente attività fisica anche tra le mura di casa rimangono valide anche per i mesi futuri. In queste settimane, si è parlato tanto di telemedicina e di interazione a distanza con i pazienti, e si è da più parti sottolineata l’opportunità offerta dagli strumenti informatici per ridurre le necessità di accesso in ospedale e i contatti fisici. Probabilmente l’emergenza scatenata dalla pandemia ha avuto il merito di accelerare la discussione sulla necessità di implementare maggiormente la telemedicina, e l’oncologia è sicuramente una delle discipline che ne possono maggiormente beneficiare. Newton, Hart e Clay suggeriscono la possibilità di sfruttare gli strumenti informatici anche per incentivare l’esercizio fisico. Esistono, ci ricordano gli autori, piattaforme informatiche dedicate a programmi di esercizio, che i pazienti possono eventualmente seguire dal proprio telefono cellulare o dal proprio computer. In aggiunta, alcune piattaforme prevedono la possibilità di monitorare i parametri dei pazienti (es. frequenza cardiaca) durante l’esercizio. Di conseguenza, l’utilità degli strumenti informatici non si limiterebbe alle istruzioni da fornire, ma sarebbe anche legata al monitoraggio dell’attività. Naturalmente, gli autori ricordano che questi programmi necessiterebbero quasi sempre di una personalizzazione, legata alle caratteristiche dei singoli pazienti: l’età, le patologie concomitanti, le caratteristiche di malattia rappresentano, in alcuni casi, delle controindicazioni magari non assolute, ma almeno relative alla tipologia e all’intensità del programma di esercizio fisico da raccomandare. L’articolo ipotizza una classificazione dei pazienti in varie categorie di rischio, e se per i pazienti a basso rischio può bastare la raccomandazione ‘generica’ di fare esercizio, senza particolare necessità di supervisione, tale necessità aumenta ovviamente per i pazienti a rischio moderato e a rischio alto”.

“La mia sensazione è che in Italia programmi simili a quelli citati nell’articolo di JCO Oncology Practice siano ancora molto rari, e sicuramente non offerti alla larga maggioranza dei pazienti oncologici – continua il Segretario AIOM -. D’altra parte, un primo passo importante, indipendentemente dall’emergenza COVID, sarebbe ricordarci tutti di dedicare almeno qualche minuto, durante le visite iniziali e anche negli appuntamenti successivi, al tema dell’esercizio fisico, ribadendo al paziente i suoi indiscutibili benefici. Nelle linee guida AIOM dedicate ai lungoviventi, una raccomandazione positiva forte ricorda che ‘nei pazienti lungoviventi, una regolare attività fisica dovrebbe essere presa in considerazione come prima opzione per ridurre il rischio di sequele da trattamento, migliorare la qualità della vita, la forma fisica, e, probabilmente, il rischio di mortalità complessiva, mortalità cancro-specifica e ripresa di malattia’. Dovremmo avere bene in mente questa raccomandazione durante le visite di follow-up, senza trascurare poi i benefici dell’attività fisica regolare anche per i pazienti in trattamento attivo”.

“E visto che parliamo di attività fisica – conclude Massimo Di Maio -, non dimentichiamoci di ribadire l’importanza dell’esercizio in termini di prevenzione! Poco tempo fa, l’American Cancer Society ha aggiornato le linee guida per la prevenzione oncologica, raddoppiando il tempo che sarebbe opportuno dedicare al movimento: se i minuti consigliati di attività moderata erano 150 a settimana (oppure 75 minuti di attività più intensa), oggi sono 300 (o 150 di attività intensa). Come oncologi, se i consigli sull’attività fisica da dare ai pazienti devono essere necessariamente personalizzati (e quindi parte del colloquio e della visita), i consigli alla popolazione generale possono invece essere più generici, specialmente oggi che possiamo raggiungere velocemente – ad esempio attraverso un post su Facebook, su Instagram o su altri social – molte centinaia di persone. Personalmente, quando posto la mia attività fisica sui social media, mi piace pensare che possa anche servire a sensibilizzare qualcuno a fare altrettanto”.

Consigli pratici

I pazienti dovrebbero dedicarsi alla sessione di allenamento programmandola, vestendo un abbigliamento adeguato, possibilmente coordinandosi virtualmente con un compagno – spiegano gli autori nell’articolo pubblicato su JCO Oncology Practice -. È necessario scegliere uno spazio sicuro, con un materassino, musica, preferibilmente una televisione, un monitor, un tablet o uno smartphone per visionare il programma di esercizi e chattare con i compagni e con il professionista. Un programma efficace e divertente può essere affrontato con un’attrezzatura minima. Infatti gli esercizi aerobici e di resistenza possono essere prescritti utilizzando il peso del corpo. Per esempio, camminare o correre sul posto, intervallando scatti lungo il corridoio, salire e scendere le scale o correre intorno alla casa o all’appartamento costituiscono un eccellente allenamento aerobico (cardiorespiratorio). Si può esercitare l’allenamento di resistenza usando il peso del corpo, con gli squat, gli affondi, i push-up, l’allenamento dei tricipiti. L’utilizzo di attrezzatura di base aumenta la gamma di esercizi, come manubri, scalini, elastici, corde, palle mediche, tapis-roulant, cyclette o vogatore, che però non sono essenziali. In casa è possibile utilizzare oggetti pesanti per effettuare esercizi di resistenza: borse riempite con il riso o altri oggetti, bottiglie d’acqua, borse con la sabbia. L’inventiva può aiutare a superare la mancanza di attrezzature. Le prescrizioni degli esercizi per i pazienti oncologici dovrebbero essere basate sulle priorità specifiche di ogni paziente, nel contempo gestendo il rischio su base individuale (per esempio in presenza di ipertensione o di metastasi ossee). Ogni paziente – continuano Newton, Hart e Clay – dovrebbe esercitarsi il maggior numero di giorni, se non ogni giorno, per almeno 20 minuti e il volume degli esercizi deve essere inferiore nel caso di pazienti non in buone condizioni. In generale, il programma deve essere una combinazione di esercizi aerobici e di resistenza, progressivamente caricati (aumentando l’intensità quando il paziente è più allenato) e può variare da cicli di 1 settimana, a 4 settimane, fino a 12 settimane attraverso una “periodizzazione” per aumentare l’efficacia, ridurre la monotonia e abbassare il rischio di infortuni. È importante anche variare gli esercizi, con la combinazione di allenamenti di resistenza da moderata a intensa, compresa quella elevata, raccomandati per la maggior parte dei pazienti. Infine, i programmi dovrebbero essere regolati per adattarsi ai cambiamenti e alle fluttuazioni che possono intercorrere nei pazienti a causa dei trattamenti, quando sia opportuno abbassare l’intensità o il volume se il paziente è affaticato o non si sente bene, o aumentando l’intensità e il volume se il paziente ha energia ed è motivato.