Notiziario AIOM

COVID-19: CONSEGUENZE DEL VIRUS NEI PAZIENTI ONCOLOGICI E RISULTATI DELLE CURE ANTI-CANCRO

Lo studio pubblicato su “The Lancet Oncology”

I risultati migliori sono stati rilevati tra coloro che hanno ripreso i trattamenti antitumorali modificandone le dosi o il regime rispetto a coloro che li hanno interrotti

In uno studio europeo retrospettivo pubblicato su The Lancet Oncology, David J. Pinato e colleghi hanno osservato che una grande percentuale di pazienti oncologici, guariti dall’infezione da COVID-19, presentava postumi in grado di influenzare la sopravvivenza e i risultati delle terapie anti cancro. Nei pazienti in terapia sistemica antitumorale, i risultati migliori sono stati rilevati tra coloro che hanno ripreso la terapia modificandone le dosi o il regime, rispetto a coloro che hanno interrotto il trattamento. Lo studio riguardava i dati dell’European OnCovid registry su pazienti di età pari o superiore a 18 anni con esperienza di cancro e infezione confermata da COVID-19, in alcuni centri in Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna, e Regno Unito. I pazienti con diagnosi di infezione SARS–CoV-2 tra febbraio 2020 e febbraio 2021 erano eleggibili per l’analisi.

Risultati principali

Nello studio sono stati inclusi 1.557 pazienti guariti da COVID-19 con rivalutazione clinica dopo una mediana di 22,1 mesi (intervallo interquartile [IQR] = 8,4–57,8 mesi) dalla diagnosi di cancro e 44 giorni (IQR = 28–329 giorni) dalla diagnosi di COVID-19. Dei 1.557 pazienti, 234 (15,0%) hanno sviluppato postumi da COVID-19: 116 sintomi respiratori (49,6%), 96 fatigue (41,0%), 17 sintomi neurocognitivi (7,3%), 13 perdita di peso (5,5%).

I postumi erano più probabili negli uomini che nelle donne (P = .041), nei pazienti con età pari o superiore a 65 anni rispetto ai gruppi di altre età (P = .048), nei pazienti con una o più morbilità rispetto a coloro che presentavano meno di due comorbilità  (P = .0006), nei pazienti fumatori rispetto ai non fumatori (P = .0004), nei ricoverati in ospedale per COVID-19 (P < .0001), in quelli con complicazioni legate al COVID-19 (P < .0001) e nei pazienti curati per COVID-19 (P = .0002).

Nell’analisi rettificata per il tempo alla rivalutazione post COVID-19, secondo sesso, età, comorbilità, caratteristiche tumorali, terapia anticancro e gravità dell’infezione da COVID-19, i postumi erano associati a un aumento del rischio di morte (rapporto di rischio [HR] = 1,80, 95% intervallo di confidenza [CI] = 1,18–2,75) ad un follow-up mediano post COVID-19 fino a 128 giorni (95% CI = 113–148 giorni).

L’analisi della ripresa della terapia antitumorale sistemica tra 466 pazienti, che erano stati trattati nelle 4 settimane precedenti la diagnosi di COVID-19, ha mostrato che 70 (15%) hanno interrotto la terapia definitivamente e 178 (38,2%) hanno ripreso il trattamento con un aggiustamento della dose o del regime. Alle analisi multivariate, l’interruzione definitiva era associata indipendentemente all’aumento del rischio di morte (HR = 3,53, 95% CI = 1,45–8,59), mentre l’incremento del rischio non è stato osservato nei pazienti che hanno ripreso il trattamento con l’aggiustamento della dose o del regime (HR = 0,84, 95% CI = 0,35–2,02).

I ricercatori concludono: “i postumi del COVID-19 colpiscono fino al 15% dei pazienti oncologici e influenzano negativamente la sopravvivenza e i risultati oncologici dopo la guarigione. Le rettifiche della terapia antitumorale sistemica si possono effettuare in sicurezza nei pazienti eleggibili al trattamento.”