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COVID: DALLA TELEMEDICINA AGLI STUDI CLINICI, ECCO L’IMPATTO SULL’ONCOLOGIA

Al Virtual Education Program di ASCO il confronto fra i più importanti esperti.

“Nello stravolgere tutto il mondo, la crisi COVID-19 ha innescato conseguenze potenzialmente gravi per la diagnosi del cancro, il trattamento, la mortalità, gli studi clinici e la formazione dei futuri oncologi”. Lo ha evidenziato il panel di esperti di massimo livello durante la Opening Session di ASCO20 Virtual Education Program, che si è svolto dall’8 al 10 agosto.

Gli esperti hanno però sottolineato come la pandemia abbia generato progressi nella telemedicina, diventati popolari tra i pazienti, e che potrebbero fornire un modello per il futuro apprendimento virtuale e per le consultazioni tra i professionisti sanitari.

“The Current State of Cancer Care Roundtable Discussion” ha riunito Norman E. “Ned” Sharpless, Direttore del National Cancer Institute (NCI), e Clifford A. Hudis, CEO di ASCO, FACP, FASCO, in una discussione moderata da Howard A. “Skip” Burris III, FACP, FASCO, Past President ASCO e presidente del Consiglio di Amministrazione di ASCO.

Gli oncologi stanno ancora valutando l’impatto della pandemia sul cancro, compresi i ritardi negli screening, nella chirurgia, nella terapia sistemica, nella radioterapia, ma ci sono già segnali preoccupanti.

“Non penso che possiamo dire con certezza quale sarà l’impatto della pandemia sulle malattie oncologiche, sulla mortalità e morbilità, ma ritengo sia molto preoccupante”, ha affermato Norman Sharpless. Il National Cancer Institute ha cominciato a creare modelli per stabilire l’impatto del ritardo delle diagnosi, dell’assistenza e degli screening.

“Registriamo l’aumento dell’1% di eccesso di mortalità per alcuni dei tumori più comuni come quelli del colon e del seno. È difficile creare modelli per altre tipologie di tumore”, ha continuato Sharpless. Hudis ha affermato che “potremmo osservare già mortalità in eccesso”, anche se le analisi statistiche non sono ancora sufficientemente precise. “Quando a New York City si verificano 20.000 morti in eccesso in un breve periodo di tempo, alcune sono legate al cancro, che lo sappiamo oppure no”, ha dichiarato.

L’impatto del COVID-19 sugli studi clinici

“Una delle conseguenze più gravi di COVID-19 sull’oncologia si è osservata nei confronti degli studi clinici. Il settore stava vivendo cambiamenti radicali prima dell’inizio della diffusione del virus e la pandemia ha inflitto un colpo mortale agli sforzi di garantire un maggior reclutamento di pazienti,” ha continuato Sharpless.

“Abbiamo notato una diminuzione di almeno il 50% del reclutamento negli studi condotti da NCI, negli studi terapeutici sponsorizzati da NCI e un effetto ancora peggiore sugli studi non terapeutici” ha affermato il direttore di NCI. “Abbiamo saputo da colleghi nel settore industriale che l’impatto è addirittura maggiore – una diminuzione del 70% in alcuni casi”.

Riprendere gli studi clinici è di vitale importanza perché sono la fonte principale di progresso per i pazienti con il cancro e, benché sia stata notata una leggera ripresa dell’attività nelle ultime settimane, non si avvicina minimamente ai livelli pre-pandemia.

Burris ha sottolineato che, presso il suo Istituto, Sarah Cannon, the Cancer Institute of HCA Healthcare, si sono sforzati di utilizzare la tecnologia in questi anni per migliorare l’efficienza degli studi clinici, comprendendo il monitoraggio da remoto, che dà la possibilità ai pazienti di fornire da casa il consenso alla ricerca. Inoltre, ha elogiato la Food and Drug Administration americana che ha ammesso alcune deviazioni dal protocollo che hanno permesso ai pazienti di ricevere i farmaci a casa e di fornire il consenso per telefono.

“Abbiamo incominciato a sondare i ricercatori finanziati da NCI e questi cambiamenti hanno riscosso un gran successo,” continua. “Sono molto popolari, la gente li apprezza; gradisce essere visitata con la telemedicina, fornire il consenso telefonicamente e ridurre al minimo le visite in ospedale. È un buon risultato anche dal punto di vista dei costi e del mantenimento degli studi clinici”.

“Credo che, poiché questa prassi è diventata popolare tra i pazienti, non torneremo indietro. Dovremo fare in modo che alcuni di questi cambiamenti continuino anche dopo la pandemia,” ha sottolineato Sharpless. La sensazione che alcune modifiche nella conduzione degli studi clinici effettuate durante la pandemia rimarranno in vigore è stata condivisa da Hudis. La task force ASCO “Road to Recovery” si sta occupando proprio di questo tema.

“Vorrei condividere con voi il problema che avevo sintetizzato quando la task force ha cominciato a lavorare su questo, che non era ‘diteci come possiamo rendere più attuali gli studi clinici,’ ma ‘diteci perché tutto quello che abbiamo fatto in quanto a efficienza e utilità non dovrebbe essere mantenuto’”, ha continuato Hudis. Burris ha espresso il proprio consenso su questa posizione affermando che la telemedicina potrebbe aiutare a “coinvolgere un maggior numero di interlocutori nella ricerca clinica”. Inoltre, l’espansione del settore della telemedicina solleva una nuova serie di questioni da risolvere, ha aggiunto Sharpless, tra cui la licenza, nel caso in cui i pazienti risiedano al di fuori dello Stato, e le complicazioni dal punto di vista assicurativo.

Road to Recovery

Una delle sfide più difficili per il settore dell’oncologia è far ripartire una solida ricerca oncologica e la formazione delle future figure professionali che porteranno avanti i progressi negli anni a venire. L’obbligo di stare a casa e il lockdown imposti per limitare la diffusione del coronavirus hanno causato un grave danno economico. “Abbiamo elementi chiari (aneddotici e sondaggi) che la pandemia non ha colpito in maniera sorprendente i ricercatori oncologici a tutti i livelli,” ha dichiarato Sharpless. “Siamo molto preoccupati per questo. Abbiamo avuto un grande periodo di formazione professionale e produttività e abbiamo inserito un gran numero di persone nel mondo del lavoro. Temo che queste sfide renderanno più difficile l’impiego delle persone nel settore della scienza oncologica”. Sharpless ha spiegato che il punto chiave è il finanziamento del training dei ricercatori che fondamentalmente necessita di essere coperto dagli aiuti di emergenza da parte del Congresso. Sharpless ha aggiunto che, in alcuni casi, il National Cancer Institute è intervenuto con una Notice of Special Interest per supportare i ricercatori post-dottorato nei laboratori finanziati da NCI e che non possono più contare sulla fellowship.

Apprendimento virtuale nel futuro

ASCO si è dedicata alla formazione per 4 anni, la pandemia ha sottolineato fortemente questa necessità e probabilmente imporrà cambiamenti duraturi in questo settore. “Riteniamo che il futuro sarà rappresentato dai meeting virtuali e sarebbe stato così anche in mancanza della pandemia; è solo che sta avvenendo tutto molto, molto più velocemente”, ha affermato Hudis.

Sharpless ha riconosciuto che ASCO20 Virtual di quest’anno è stato “un successo sorprendente” e ha commentato che la situazione attuale sta causando una rivalutazione degli aspetti dell’assistenza oncologica che possono funzionare online e di quelli che invece devono essere realizzati di persona.

“Credo che stiamo incominciando ad imparare che non si può fare tutto in modo virtuale”, ha continuato Sharpless, riferendosi in modo particolare al lavoro in rete e allo sviluppo professionale, difficile da realizzare in ambiente virtuale. “Dobbiamo imparare che cosa possiamo fare in modo virtuale e che cosa è necessario fare di persona e metterlo in pratica gradualmente”, ha concluso.