Notiziario AIOM

COVID: IL CONTROLLO DA REMOTO PUÒ RIDURRE IL RICOVERO IN OSPEDALE DEI PAZIENTI ONCOLOGICI

Lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology

Uno studio dei ricercatori del Mayo Clinic Cancer Center ha evidenziato che i pazienti oncologici con diagnosi di COVID-19 che sono stati curati a casa con il monitoraggio da remoto avevano meno probabilità di ricorrere al ricovero in ospedale a causa della malattia, rispetto ai pazienti oncologici con COVID-19 che non hanno partecipato al programma. I risultati dello studio sono stati presentati al Meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Abstract 1503) che si è svolto lo scorso giugno e pubblicati sul Journal of Clinical Oncology. “Nel nostro studio abbiamo analizzato 224 pazienti oncologici della Mayo Clinic cui è stato diagnosticato COVID-19, tramite screening standard prima del trattamento oncologico o per sintomatologia oppure per esposizione ravvicinata”, ha affermato la dott.ssa Tufia Haddad, oncologo medico alla Mayo Clinic e autore senior dello studio. I ricercatori hanno seguito i pazienti dal 18 marzo al 31 luglio 2020. La dott.ssa Haddad ha dichiarato che allo scoppio della pandemia COVID-19, la Mayo Clinic ha sviluppato e realizzato velocemente un programma di monitoraggio dei pazienti da remoto, per aiutare i pazienti con infezione da COVID-19 e a rischio di malattia grave. Il programma prevedeva l’uso di tecnologia a domicilio per monitorare i livelli di ossigeno, i segnali vitali e i sintomi dell’infezione da COVID-19, e un gruppo centralizzato di infermieri e medici per l’assistenza virtuale e per la gestione dei pazienti. La dott.ssa Haddad ha riferito che il programma ha riguardato più di 8.000 pazienti delle zone rurali e urbane di 41 Stati fino a novembre 2020. I ricercatori hanno evidenziato che, tra i pazienti che non avevano necessità di ricovero urgente in ospedale al momento della diagnosi di COVID-19, quelli monitorati attraverso il programma avevano decisamente meno probabilità di essere ricoverati per la malattia rispetto a quelli che non rientravano nel programma.

“Dopo il bilanciamento dei due gruppi di pazienti gestiti e non gestiti dal programma di monitoraggio da remoto secondo fattori noti per avere un impatto sui risultati di COVID-19, come età avanzata, genere maschile e obesità, si è osservata una riduzione del 78% del rischio di ricovero in ospedale (2,8% per i pazienti nel programma di monitoraggio da remoto rispetto al 13% per quelli non inseriti nel programma) attribuibile al programma di monitoraggio da remoto”, ha affermato la dott.ssa Haddad. Inoltre, la ricercatrice ha spiegato che, nel caso di ricovero in ospedale dei pazienti inseriti nel programma di monitoraggio da remoto, è stato registrato un minor numero di ricoveri alla settimana, di ingressi in terapie intensive e morti. “È possibile che i nostri risultati siano dovuti alla diagnosi precoce dei sintomi avversi e della tendenza dei segnali vitali, che hanno facilitato gli interventi precoci permettendo di modificare il decorso della malattia.”, ha affermato. La dott.ssa Haddad ha definito incoraggianti i risultati, ma ha avvertito che sono necessarie ulteriori ricerche per confermarli.