Notiziario AIOM

LA MAGGIOR PARTE DEI PAZIENTI ONCOLOGICI VUOLE LA VACCINAZIONE CONTRO IL COVID-19

I risultati di un sondaggio in 4 centri francesi pubblicato su “Annals of Oncology”

Un numero non trascurabile di persone colpite da cancro però rifiuta l’immunizzazione.

Massimo Di Maio, Segretario AIOM: “È importante dedicarsi alla comunicazione anche su questo tema. Da mesi è stata sottolineata dalle società scientifiche, inclusa AIOM, la necessità di dare priorità ai pazienti in trattamento attivo”

Per organizzare nel modo migliore la futura campagna di vaccinazione tra i pazienti in trattamento o in monitoraggio per il cancro, un gruppo di ricercatori francesi ha valutato la disponibilità alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2 in questa popolazione. Hanno condotto un sondaggio trasversale tra gli ambulatori di quattro centri oncologici francesi e hanno riscontrato che la maggioranza dei pazienti in trattamento oncologico attivo o sottoposti a monitoraggio è disposta a farsi vaccinare contro il COVID-19. I risultati sono stati pubblicati il 29 gennaio 2021 su Annals of Oncology. Gli autori hanno evidenziato nel background che i pazienti con il cancro presentano un rischio maggiore variabile, ma confermato, di sviluppare il COVID-19 in forma grave. Sostengono che i pazienti oncologici dovrebbero essere considerati una popolazione target per la vaccinazione, nonostante siano stati esclusi dai primi studi. Il Gruppo di studio ha condotto il sondaggio trasversale con un questionario cartaceo anonimo dall’11 novembre al 12 dicembre 2020. Dei 1.244 questionari consegnati, ne sono stati restituiti 999 (80,3%). La popolazione che li ha compilati comprendeva il 56,1% di donne, e l’età media era 67 anni (range, 18-97). Tra gli intervistati, il 47% era in trattamento attivo (chemioterapia o immunoterapia e/o radioterapia), il 40% era sottoposto a monitoraggio e il 13% era in terapia ormonale. La maggior parte dei pazienti del sondaggio era stata vaccinata contro l’influenza nel 2020 (54,3%) o negli anni precedenti (52,2%). Una percentuale molto bassa ha riportato di aver contratto il COVID-19 (2,8%).

Tra gli intervistati, 536 (53,7%) hanno riferito la loro intenzione di sottoporsi alla vaccinazione appena disponibile, mentre 297 (29,7%) hanno sostenuto di non essere ancora pronti ma avrebbero potuto cambiare idea. Tuttavia 166 pazienti hanno dichiarato di rifiutare decisamente la vaccinazione (16,6%).  Tra i pazienti favorevoli alla vaccinazione, i motivi principali erano il timore per la propria salute (76,9%), il desiderio di proteggere i familiari (49,9%), il senso di responsabilità collettiva (45,6%) e il desiderio di ritornare a una vita normale (38,7%). Tra i pazienti indecisi sulla vaccinazione, gli argomenti che potrebbero risultare convincenti erano la disponibilità di maggiori informazioni sull’efficacia (59,4%), sulla sicurezza (50,3%), sul tipo di vaccino utilizzato (35,2%) e solo nel 7,4% la responsabilità collettiva o il ritorno alla vita normale. Tra i pazienti contrari alla vaccinazione, le motivazioni principali erano la mancanza di fiducia nei risultati scientifici (88%), il timore degli effetti collaterali (30%) e la convinzione che il COVID-19 sia benigno solo per una bassa percentuale di intervistati (3,6%). I predittori dell’accettazione del vaccino nelle analisi multivariate erano la cronologia storica della vaccinazione anti-influenzale, il sesso maschile e l’età superiore a 69 anni. La maggior parte degli intervistati ritiene che gli oncologi siano qualificati a consigliare i pazienti relativamente alla vaccinazione. Gli autori hanno sottolineato che gli studi stratificati secondo il tipo di trattamento e il tipo di vaccino costituiscono una priorità per la comunità oncologica internazionale.

Il commento di Massimo Di Maio, Segretario AIOM

La lettera degli autori francesi, pubblicata da Annals of Oncology, solleva diverse problematiche attuali e interessanti. In primis, il dibattito (non solo scientifico, ma sociale) relativo all’opportunità di offrire la vaccinazione anti-SARS-CoV-2 ai pazienti oncologici in quanto categoria a rischio è un dibattito mondiale, e riguarda anche i pazienti italiani. Da mesi, è stata sottolineata dalle società scientifiche (inclusa AIOM) la necessità di dare priorità ai pazienti oncologici, in quanto a maggiore rischio di sviluppare un’infezione severa e potenzialmente pericolosa per la vita. Come noto, la priorità assoluta a livello di popolazione è stata data agli operatori sanitari, ed immediatamente dopo agli ultra80enni. Negli ultimi giorni, pur facendo i conti con lo “shortage” di vaccini, si sta iniziando a offrire il vaccino ai pazienti oncologici, seppur con grossa eterogeneità di procedure tra le varie Regioni e le varie strutture. Molte oncologie italiane non hanno ancora ricevuto istruzioni definitive sulla precisa modalità di offerta del vaccino, a fronte di una richiesta di informazioni e di chiarimenti che, come facilmente immaginabile, arriva quotidianamente da un gran numero di pazienti e familiari. In un mondo ideale, senza il problema della carenza di dosi di vaccini e senza difficoltà organizzative, non ci sarebbe bisogno di identificare priorità, in quanto tutti hanno diritto alla vaccinazione e tutti, auspicabilmente, dovrebbero riceverla quanto prima. Eppure, non siamo in un mondo ideale e c’è bisogno di identificare delle priorità. È il motivo per cui anche AIOM ha esplicitato la priorità per i pazienti in trattamento attivo, in quanto alcuni trattamenti in particolare sono associati a un maggior rischio di compromissione del sistema immunitario e quindi a un maggior rischio di infezione severa.

I pazienti che si sono lasciati alle spalle il trattamento attivo dovrebbero avere un rischio progressivamente paragonabile alla popolazione generale. Come abbiamo provato a sottolineare in un recente editoriale su Critical Reviews in Oncology / Hematology imporre delle priorità tra pazienti nelle scelte, in ambito oncologico, è sempre una decisione difficile, e non necessariamente condivisa all’unanimità da tutta la comunità scientifica. Per molti aspetti, le scelte a volte sono anche complesse da spiegare e da comunicare ai pazienti.

Peraltro, nei risultati del sondaggio pubblicato dagli autori francesi spicca il fatto che un numero non trascurabile di pazienti ha risposto di rifiutare con decisione la vaccinazione. Questo enfatizza la necessità di dedicarsi con pazienza alla comunicazione, anche su questo tema. Non c’è dubbio che, al momento dell’autorizzazione all’impiego del vaccino, mancassero dati di efficacia e di sicurezza specificamente prodotti in pazienti oncologici. Peraltro, da questo punto di vista, come sottolineato da AIOM nel documento relativo alla vaccinazione, l’offerta del vaccino ai pazienti oncologici rappresenta anche una preziosa opportunità per raccogliere i dati mediante registri e studi specifici.

Bibliografia

Barrière J, Gal J, Hoch B, et al. Acceptance of SARS-CoV-2 vaccination among French patients with cancer: a cross-sectional survey. Annals of Oncology; Published online 29 January 2021. DOI: https://doi.org/10.1016/j.annonc.2021.01.066