Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID, PIEMONTE: “GRAZIE ALLA RETE ONCOLOGICA GARANTITI I CONTATTI FRA I CENTRI DI RIFERIMENTO”

Intervista a Rosella Spadi, Coordinatore AIOM Piemonte e Valle d’Aosta

Dott.ssa Spadi, come è stata affrontata la fase acuta dell’emergenza Covid-19 nelle oncologie del Piemonte e della Valle d’Aosta?

Il Piemonte è stata una delle Regioni più colpite da questa emergenza sanitaria collocandosi al secondo posto per numero di contagi e al terzo posto per mortalità in questa triste classifica (al 20/07/2020, 31545 casi/4119 decessi per il Piemonte e 1196 casi/146 decessi per la Valle D’Aosta). Le dimensioni di questa epidemia e la rapidità con cui si è manifestata ci hanno imposto una rapidissima riorganizzazione e ci hanno obbligato a riformulare percorsi e routine ampiamente consolidati senza il supporto di evidenze scientifiche solide. L’emergenza sanitaria si è diffusa rapidamente in Piemonte e in Valle d’Aosta, interessando con particolare aggressività le province del Piemonte Orientale.

La prima area pesantemente interessata dall’infezione è stata la provincia di Alessandria, che ha visto alcuni gravi casi di infezione anche tra gli operatori e la necessità di “riconvertire” alcuni specialisti, tra cui anche numerosi oncologi, per coprire l’assistenza in reparti COVID e/o supportare i colleghi impegnati nell’assistenza dei malati COVID, così come poi sarebbe avvenuto anche in diverse altre realtà delle nostre 2 Regioni.

Come emerge anche da una Survey rivolta agli operatori sanitari della nostra Regione promossa da AIOM Regionale con il patrocinio di AIOM Nazionale e con il supporto della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, nel 76% dei casi la struttura di appartenenza è stata in parte convertita e contingentata per assistenza di pazienti COVID tampone positivi e il 26% degli operatori intervistati ha dovuto cambiare ruolo lavorativo.

Quali iniziative sono state adottate a livello locale per tutelare i pazienti oncologici dal rischio contagio?

Alla luce delle indicazioni fornite dal documento AIOM-CIPOMO-COMU e delle raccomandazioni del Dipartimento della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, abbiamo cercato di modificare i percorsi al fine di garantire al meglio la continuità terapeutico-assistenziale dei pazienti oncologici, che per gravità di patologia non poteva essere messa in secondo piano rispetto alla pandemia in corso.

Durante l’emergenza sanitaria, e ancora oggi, abbiamo mantenuto separati i percorsi dei pazienti oncologici attraverso un percorso di pre-triage dedicato e talora anche attraverso un contatto telefonico da parte del medico o dell’infermiere il giorno precedente. I ricoveri nei reparti di Oncologia, inoltre, sono stati riservati ai pazienti con tampone COVID negativo nelle 48 ore precedenti il ricovero, al fine di ridurre al minimo il rischio contagi in ambiente oncologico.

Si è reso necessario ridefinire i piani di trattamento attivo e di sorveglianza, disegnati ad hoc per ogni singolo paziente, bilanciando attentamente i rischi derivanti dalla tossicità dei trattamenti medici e chirurgici, dal rischio di esposizione ambientale legata agli spostamenti e alla frequentazione dell’ambiente ospedaliero valutando, talora, di rinviare i trattamenti laddove possibile. Le terapie necessarie non differibili e le prime visite, invece, sono proseguite regolarmente ma con accesso consentito ai soli pazienti sia per le attività ambulatoriali che di ricovero (non consentito l’accesso agli accompagnatori se non in caso di paziente non autosufficiente o prima visita). Sono state riorganizzate le modalità di accesso alle strutture, ampliando l’orario delle prestazioni e riducendo il numero dei pazienti presenti in struttura contemporaneamente, al fine di garantire un adeguato distanziamento sociale. Tutte le attività effettuabili in modalità telematica (telefonate/mail/videoconferenza) sono state incoraggiate, ad esempio le visite di follow-up o le consulenze. L’attività multidisciplinare è proseguita regolarmente, ma le usuali discussioni multidisciplinari collegiali (GIC) sono state convertite in consulti telematici (videoconferenze). E’ stata attivata la consegna di farmaci a domicilio per quanto riguarda le terapie orali e sottocute per alcune categorie di pazienti.

Quali criticità sono emerse a livello organizzativo e istituzionale in Piemonte?

L’emergenza sanitaria ha reso evidenti quelle criticità che erano in parte delineate già prima della pandemia ma che si sono manifestate chiaramente nell’emergenza sanitaria. In primis abbiamo preso coscienza della fragilità dei percorsi di integrazione istituzionali tra ospedale e territorio, integrazione imprescindibile ora più che mai per il bene dei nostri pazienti. Infine, abbiamo pagato il prezzo di essere stati tra le prime Regioni ad essere colpiti così pesantemente e, colti impreparati, come è emerso anche dai dati della Survey AIOM Regionale, almeno per quanto riguarda le prime fasi della pandemia, abbiamo dovuto fare i conti con la scarsa disponibilità dei dispositivi di protezione individuale e dell’esecuzione del tampone nasofaringeo per la ricerca del COVID19.

Il Piemonte è stata una delle prime Regioni in Italia a realizzare una Rete oncologica regionale. Che ruolo ha svolto la Rete nella gestione della pandemia?

La Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta ha rivestito un ruolo importante nel coordinamento della gestione della pandemia.

Sin dall’inizio dell’emergenza sono state redatte delle Raccomandazioni da parte del Dipartimento della Rete Oncologica, condivise con assessorato e unità di crisi, suddivise in 21 punti, che fornivano indicazioni precise e dettagliate sui comportamenti da adottare in ambito oncologico.

La consolidata esperienza della nostra Regione a lavorare in Rete ha consentito di garantire, nella maggior parte dei casi, il rispetto dei tempi previsti dal percorso diagnostico-terapeutico assistenziale per la presa in carico del paziente.

Ad esempio, grazie al coordinamento del Dipartimento della Rete Oncologica, è stato possibile creare una mappa dettagliata delle prestazioni che presso ciascun Centro erano garantite in tempi simili a quelli precedenti l’emergenza e le relative liste di attesa, con l’obiettivo di  promuovere i contatti tra i diversi Centri di riferimento nel contesto di aree territoriali omogenee per spostare i pazienti da centri particolarmente in sofferenza a causa dell’emergenza a centri con minore riduzione di attività.

Come vi state organizzando nelle oncologie del Piemonte e della Valle d’Aosta per affrontare la fase 3 della pandemia e un’eventuale seconda ondata dei contagi in autunno?

Terminata la fase acuta e ormai prossimi al volgere del termine della fase II, è tempo di iniziare ad immaginare il nostro futuro prossimo verso una nuova normalità facendo tesoro di quanto, nostro malgrado, abbiamo dovuto imparare.

Abbiamo compreso che c’è la necessità di sviluppare il più rapidamente possibile un sistema informativo e informatico che faciliti non solo il contatto Medico-Paziente, ma anche Ospedale-Territorio. In questo senso il Piemonte e la Valle d’Aosta stanno cercando di avviare modelli che facilitino le comunicazioni con connotazioni logistiche che gettino le fondamenta per un nuovo modello di televisita/teleconsulto e hanno avviato un processo di riconoscimento dell’attività svolta da remoto durante l’emergenza COVID.

Si sta delineando anche un modello organizzativo di maggiore integrazione tra ospedale e territorio, che da un lato comprenderà una ridefinizione di quello che è il dipartimento delle malattie infettive (che di fatto sostituisce l’unità di crisi) dall’altro prevederà l’istituzione di due gruppi con l’obiettivo di rivedere gli assetti regolatori in ambito ospedaliero e della rete territoriale.

Indubbiamente la nostra oncologia ha vissuto un’era pre e vivrà un’era post COVID… Nulla sarà più come prima. Ma non dobbiamo dimenticare che il punto di forza, che ha permesso alle nostre regioni di reggere allo “tsunami COVID” e che rappresenta il vero motore della fase III, è il grandissimo capitale umano rappresentato da tutti gli operatori sanitari che sono stati capaci di fare rete all’interno delle proprie strutture e rete tra le varie realtà oncologiche con grande senso di responsabilità e collaborazione. Il ruolo delle Reti Oncologiche resta fondamentale per superare momenti drammatici come quello che abbiamo appena vissuto perché lavorare insieme è un valore aggiunto per gli operatori e per i pazienti.


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