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Dana-Farber/Brigham and Women’s Prostate Cancer Center. RIPRESA DEGLI SCREENING ONCOLOGICI NEL 2020 DOPO I PRIMI MESI DI COVID-19, MA PERMANGONO DISUGUAGLIANZE RAZZIALI

In una grande struttura ospedaliera nel nord-est degli Stati Uniti, il numero dei test di screening oncologico è risalito rapidamente nell’ultimo trimestre del 2020, dopo un drammatico calo nei primi mesi della pandemia di COVID-19.

Questi risultati sono riportati in uno studio pubblicato in Cancer Cell. La ricerca ha anche individuato un aumento delle disuguaglianze razziali e socio-economiche tra le persone che si sono sottoposte ad alcuni screening durante la pandemia.

Il co-autore senior dello studio Toni K. Choueiri, MD, direttore del Lank Center for Genitourinary Oncology presso il Dana-Farber Cancer Institute di Boston, riferisce che, dopo una drammatica riduzione durante il picco della prima ondata della pandemia, si è verificata una “ripresa sostanziale delle procedure di screening nei periodi più recenti, con numeri superiori a quelli visti prima della pandemia. Tuttavia, le disuguaglianze razziali sembrano variare con procedure di screening diverse e risultano più evidenti nei pazienti che si sottopongono a mammografia”.

“Lo screening e la diagnosi precoce garantiscono ai pazienti la migliore possibilità di cura e un divario razziale più ampio negli screening oncologici, dovuto al COVID-19, potrebbe esacerbare le disparità razziali già esistenti in termini di mortalità per cancro”, aggiunge Quoc-Dien Trinh, MD, co-direttore del Dana-Farber/Brigham and Women’s Prostate Cancer Center, co-leader del Mass General Brigham United Against Racism prostate cancer outreach clinic, e co-autore senior dello studio.

Da settembre a dicembre 2020, le percentuali di screening per i tumori del seno, prostata, cervice e polmone hanno recuperato e superato i valori visti nel periodo precedente alla pandemia, affermano gli autori dello studio. Tuttavia la ripresa non è stata osservata per lo screening per la diagnosi del tumore del colon-retto mediante colonscopia.

“La colonscopia non è ritornata ai livelli normali,” dichiara Chris Labaki, MD, del Dana-Farber, primo co-autore dello studio. Una ragione potrebbe essere l’invasività del test, che richiede servizi ospedalieri e di anestesia. Gli investigatori hanno anche osservato che alcuni pazienti che si sarebbero sottoposti a colonscopia per la diagnosi del tumore del colon-retto possono aver optato per metodi alternativi, da realizzare a casa, come il test di ricerca di sangue occulto nelle feci.

Oltre alla riduzione temporanea degli screening oncologici di routine dovuta alla pandemia, i ricercatori hanno rilevato anche un aumento delle disuguaglianze razziali e socio-economiche per alcuni di questi esami. Significativi cambiamenti nella distribuzione razziale dei pazienti sottoposti a mammografia sono confermati dalla riduzione dei pazienti di colore non-ispanici e ispanici nel periodo settembre-dicembre 2020, rispetto ai tre mesi che hanno preceduto la pandemia. Questo, secondo gli autori, contrasta con un aumento dei test mammografici nell’intero gruppo di pazienti durante l’ultimo quadrimestre del 2020 e affermano che “i risultati sono preoccupanti e indicano che la pandemia può accentuare le differenze razziali legate agli screening oncologici”.

Le percentuali dei pazienti sottoposti a screening rispetto all’etnia durante la pandemia sono rimaste costanti per quanto riguarda PSA, colonscopia, Pap test e TAC per il tumore del polmone, rispetto ai periodi pre-pandemia.

Lo studio si basa sulle cartelle cliniche del Mass General Brigham, un grande sistema sanitario del nord-est – una regione che ha registrato una netta diminuzione degli screening nei primi mesi della pandemia. Il calo dei test di screening da marzo a giugno 2020 e da giugno a settembre 2020 andava da -65% a -82% e da -4% a -44%, rispettivamente, secondo il tipo di screening.

Inizialmente la riduzione dei test nel 2020 e la ripresa nel quarto trimestre dello stesso anno erano accompagnate da variazioni nelle diagnosi di cancro: nel primo periodo della pandemia (marzo-giugno 2020) sono stati riportati solo 1.985 test positivi rispetto a 3.476 nel periodo settembre -dicembre.

Gli esperti di statistica hanno calcolato che 1.187 diagnosi sono state “perse” tra marzo e giugno 2020 a causa del ridotto utilizzo degli screening. Di queste, 323 sono state “recuperate” tra settembre e dicembre 2020, anche se lo studio non ha evidenziato se i tumori siano stati diagnosticati in stadi più avanzati. Per quanto riguarda la colonscopia, nessuna diagnosi è stata “recuperata” e sono state “perse” 38 diagnosi positive durante i tre periodi della pandemia presi in esame.

“L’aumento dei test di screening da settembre a dicembre 2020 ha contribuito a recuperare alcune mancate diagnosi dei periodi precedenti”, aggiunge Labaki. “Tuttavia sono necessari ulteriori sforzi per garantire la realizzazione di grandi campagne di screening, poiché una percentuale significativa di tumori non è stata diagnosticata”. I ricercatori hanno stimato che i ritardi nelle diagnosi potranno causare conseguenze oncologiche avverse.

“Non vogliamo dover rinunciare agli screening per il cancro”, sottolinea Choueiri. “Vorremmo che i pazienti ritornassero a parlare con noi e con i loro medici di famiglia e si sottoponessero agli screening secondo le linee guida nazionali della pandemia di COVID-19”.