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Pubblicato in Lancet Oncology. EFFETTI DEI LOCKDOWN PER COVID-19 SUGLI INTERVENTI CHIRURGICI ONCOLOGICI PROGRAMMATI

In uno studio prospettico internazionale di coorte, i membri del COVIDSurg Collaborative hanno individuato un’elevata percentuale di pazienti non sottoposti a chirurgia programmata per malattia oncologica nelle zone in lockdown moderato o totale legato a COVID-19

Lo studio, pubblicato in The Lancet Oncology, ha incluso 20.006 pazienti con 15 tipi di cancro per i quali erano stati programmati interventi chirurgici curativi durante la pandemia di COVID-19 in ospedali di 61 Paesi. I pazienti sono stati seguiti fino alla chirurgia o al termine del follow-up a fine agosto 2020. Per definire la risposta governativa al COVID-19, per ciascun paziente, in periodo di chirurgia programmata con restrizioni limitate, lockdown moderato o lockdown totale, sono stati utilizzati i punteggi medi nazionali dell’Oxford COVID-19 Stringency Index. L’outcome primario era il tasso di non intervento, definito come percentuale di pazienti che non erano stati sottoposti alla chirurgia programmata.

Dei 20.006 pazienti che avevano un intervento chirurgico programmato, 2.003 (10,0%) non erano stati operati dopo un follow-up mediano di 23 settimane (intervallo interquartile: 16–30 settimane), per motivazioni legate al COVID-19.

La chirurgia programmata non è stata eseguita su 26 dei 4.521 pazienti (0,6%) in regioni con restrizioni lievi, 201 dei 3.646 pazienti (5,5%) in regioni in lockdown moderato e 1.775 degli 11.827 pazienti (15,0%) nelle regioni in lockdown totale. All’analisi multivariata, il lockdown moderato (rapporto di rischio [HR] 0,81; intervallo di confidenza [IC] 95%: 0,77-0,84; p < 0,0001) e il lockdown totale (HR 0,51; IC 95%: 0,50-0,53; p < 0,0001) erano indipendentemente associati al non intervento chirugico.

L’aumento dei tassi di positività a SARS–CoV-2 era associato all’incremento dei tassi di non intervento. In un’analisi di sensibilità che comprendeva l’aggiustamento secondo i tassi di positività a SARS–CoV-2, i lockdown moderati (HR 0,84; IC 95%: 0,80-0,88; p < 0,001) e i lockdown totali (HR 0,57; IC 95%: 0,54-0,60; p < 0,001) sono rimasti indipendentemente associati al non intervento.

Tra i pazienti non sottoposti a terapia neoadiuvante (n = 16.975; 84,8% della coorte), la chirurgia è stata effettuata dopo più di 12 settimane dalla diagnosi in 374 dei 4.521 pazienti (9,1%) nelle regioni con restrizioni lievi, a 317 dei 3.646 (10,4%) nelle regioni in lockdown moderato e a 2.001 degli 11.827 pazienti (23,8%) nelle regioni in lockdown totale. Ritardi più prolungati non sono stati associati a differenze nei tassi di resecabilità. Tra i pazienti che non hanno subito ritardi della chirurgia non sono state osservate differenze dei tassi di resecabilità in condizioni di restrizioni lievi, lockdown moderato o lockdown totale.

I ricercatori hanno concluso che “a livello mondiale, i sistemi chirurgici oncologici si sono dimostrati fragili nei periodi di lockdown, con un paziente su sette che si trovava in regioni in lockdown totale non sottoposto a chirurgia programmata e soggetto a un ritardo preoperatorio più lungo. Benchè gli esiti oncologici immediati non siano stati compromessi nei pazienti selezionati per la chirurgia, i ritardi e le operazioni perse potrebbero portare a riduzioni della sopravvivenza nel lungo termine. In questo e in futuri periodi di restrizioni a livello sociale è necessario rafforzare la resilienza dei sistemi di chirurgia di elezione, considerando percorsi protetti di chirurgia elettiva e investimenti a lungo termine per aumentare l’efficienza dell’assistenza in acuto nei periodi di emergenza sanitaria pubblica per proteggere il personale elettivo e i servizi”.

Lo studio è stato finanziato da: National Institute for Health Research Global Health Research Unit, Association of Upper Gastrointestinal Surgeons, British Association of Surgical Oncology, British Gynaecological Cancer Society, Bowel Disease Research Foundation, European Society of Coloproctology, Medtronic, Sarcoma UK, The Urology Foundation, Vascular Society for Great Britain and Ireland e altri.