Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID, CAMPANIA: “AFFRONTARE IL TUMORE CON GUANTI E MASCHERINA”

di Giuseppe Colantuoni, Coordinatore AIOM Campania

Tra i Paese Europei, l’Italia è stata chiamata per prima ad affrontare lo scontro col nemico proveniente da molto lontano, di cui all’inizio poco si conosceva e che poco spaventava, riuscendo così a diffondersi infidamente.

Tuttavia è bastata una manciata di giorni per capire che il virus Sars-CoV-2 non era un “invasore gentile” e tutte le Istituzioni sono state costrette a correre ai ripari adottando interventi urgenti per riprogrammare le nostre “abitudini”, dalla sfera familiare ai rapporti sociali, nel tentativo disperato di limitare la sua diffusione.

I cittadini italiani sono stati chiamati al “sacrificio” di indossare una mascherina e guanti e al distanziamento sociale ma lo sforzo richiesto ai malati è stato significativamente superiore. La paura della malattia, specie quella oncologica, ha dovuto cedere il passo alla paura di contrarre il virus.

Dopo il drammatico incremento di tamponi positivi registrati nelle ultime settimane, in Campania i positivi al Covid-19 nel mese di ottobre 2020 salgono ad un totale di più di 30.000 dall’inizio della pandemia. Tale incremento grava sulla situazione, già difficile, dell’ambiente ospedaliero, dove aumentano le richieste di ricovero in degenza e in terapia intensiva e si riducono ulteriormente le disponibilità attuali.

Alla luce delle paure e delle necessità dei malati, si è resa necessaria una radicale modifica dell’attività oncologica portando alla riorganizzazione delle attività in modo da garantire la prosecuzione delle cure ai nostri pazienti e al tempo stesso tutelando la sicurezza loro e quella di tutti gli operatori coinvolti.

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica ha redatto dei documenti in cui si suggeriva, sulla base del bilancio rischio-beneficio, di valutare con attenzione quali trattamenti non dovevano essere in alcun modo rinviati per il pericolo di recare danno al paziente, quali invece potevano essere dilazionati di qualche giorno e quali, infine, potevano essere temporaneamente sospesi senza repentaglio alcuno per i malati.

Sulla base di tali direttive, le strutture ospedaliere campane hanno adottato i seguenti provvedimenti sia per i regimi di ricovero ordinario che di Day-Hospital:

  • Triage telefonico per l’accesso all’Ambulatorio e al DH Oncologico effettuato il giorno precedente la visita da personale formato e coadiuvato, in caso di necessità, da personale medico;
  • Accesso alla visita Ambulatoriale e al DH Oncologico riservato esclusivamente ai pazienti (salvo nei casi di non autosufficienza o di comunicazione di notizie critiche) muniti di dispositivi come mascherina e guanti e previa rilevazione della temperatura corporea;
  • Distanziamento e divieto di assembramento nelle sale d’attesa associato al potenziamento di dispositivi di sanificazione;
  • Sospensione delle visite di follow-up in presenza e attivazione del follow-up telefonico con eventuale programmazione di una visita in presenza nei casi di sospetta/certa progressione di malattia;
  • Riduzione degli accessi per le terapie orali: quando possibile, contatto telefonico con presa visione degli esami ematochimici e strumentali da parte dell’oncologo e programmazione dei successivi esami e appuntamenti. Per agevolare il compito del medico e dei pazienti, in collaborazione con le farmacie ospedaliere e territoriali, è stato adottato il rinnovo automatico delle prescrizioni sulla piattaforma regionale Saniarp che, unitamente al rinnovo in AIFA (ove necessario), ha consentito ai pazienti di ritirare direttamente in farmacia (ove difficoltà, prevista anche consegna al domicilio) il farmaco prescritto evitando accesso alla struttura;
  • I pazienti candidati a ricovero ordinario sono stati sottoposti a tamponi naso faringei (entro 24-48 ore dall’ingresso in reparto). Nel caso di accesso tramite Pronto Soccorso, il trasferimento presso la degenza veniva previa conferma di negatività del tampone eseguito all’ingresso della struttura ospedaliera;
  • E’ stato interdetto l’accesso ai familiari dei pazienti ricoverati in degenza;
  • Creazione di ospedali Covid-dedicati.

Nonostante tali misure, sono state sempre garantite le prime visite e le visite ambulatoriali urgenti, l’attività di sperimentazione clinica e gli incontri multidisciplinari (GOM). Questi ultimi sono stati limitati alle principali figure professionali e/o, in alcuni casi, sono stati organizzati utilizzando collegamenti da remoto per consentire a tutti gli specialisti di partecipare.

Ogni sforzo è stato fatto per assicurare una diagnosi adeguata, una terapia chirurgica e medica ottimale nei tempi indicati dalle Linee Guida nazionali. Tutti le figure professionali, dai medici, infermieri agli operatori socio-sanitari, hanno collaborato al fine di offrire il migliore servizio di assistenza.

Purtroppo, nonostante questi notevoli sforzi e la grande collaborazione, la paura, le misure di sicurezza e il blocco di tante attività ospedaliere hanno avuto conseguenze sui malati oncologici. Infatti, l’inevitabile diminuzione di accessi alle strutture per timore da parte dei pazienti di essere più esposti al rischio di contagio e la sospensione delle attività di prevenzione territoriale e screening oncologici attuate durante la “prima ondata” dei contagi hanno generato un ritardo nella diagnosi delle patologie oncologiche, con conseguente aumento dell’incidenza di pazienti con malattia localmente-avanzata/metastatica nei mesi successivi alle fasi più critiche dell’epidemia.

Pur consapevoli dei limiti del nostro sistema sanitario, già sofferente in epoca pre-pandemia e del tutto impreparato ad affrontare una emergenza unica nel suo genere, pensiamo di aver assicurato un livello accettabile di assistenza per i nostri pazienti.

Purtroppo la strada è ancora lunga e ci aspettano mesi difficili, forse ancora più dei precedenti perché tutti dai sanitari ai pazienti, saremo costretti a continuare a lottare ma con animo già provato da mesi di stress, depressione e disagio psicologico.


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