Notiziario AIOM

Speciale Covid-19 Le Regioni. COVID, MARCHE: L’OTTIMISMO DELLA VOLONTÀ

di Rossana Berardi

Coordinatore AIOM – Marche, Professore ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona

L’emergenza coronavirus ha rappresentato un vero e proprio tsunami per tutte le Oncologie del nostro Paese. L’Oncologia è stata profondamente segnata dall’emergenza COVID19, anche perché i pazienti colpiti da tumore sono fragili e, se contraggono il virus, la mortalità è quasi triplicata rispetto alla popolazione generale. L’oncologia marchigiana ha saputo far fronte all’emergenza dimostrando ancora una volta l’alto livello di professionalità del personale sanitario.

Come?

Fin dall’inizio della pandemia, nei nostri Ospedali abbiamo adottato tutte le opportune misure per limitare i rischi del contagio: dalla separazione dei percorsi tra aree COVID e non COVID, alla sanificazione dei locali.

In ogni struttura di oncologia abbiamo attivato un triage telefonico preventivo per limitare gli spostamenti di pazienti laddove possibile, un triage infermieristico all’ingresso delle aree di degenza e di day hospital con anamnesi e controllo della temperatura corporea, l’uso di DPI (mascherine per i sanitari e per i pazienti), le regole di distanziamento. Non è stato consentito l’ingresso di visitatori e accompagnatori, o a chi presentasse febbre o sintomi simil influenzali che potessero far sospettare un possibile contagio o fosse stato a contatto con persone a rischio, inoltre abbiamo invitato tutti i pazienti a rispettare con attenzione le precauzioni anti-contagio.

Pur non essendoci delle indicazioni univoche da parte della comunità scientifica, come oncologi abbiamo valutato caso per caso la possibilità o meno di differire i trattamenti chemioterapici, che per definizione sono salvavita. Pazienti con malattia evolutiva, con necessità di controllo di sintomi e responsivi al trattamento hanno continuato i trattamenti; abbiamo potuto, invece, considerare di differire alcune terapie in quei pazienti che da anni effettuano terapie di mantenimento e sono in remissione di malattia. Ogni oncologo ha posto il massimo impegno a garantire l’adeguatezza, la continuità e la tempestività dei trattamenti urgenti, antineoplastici, valutando, come sempre, per ogni singolo caso la più adeguata tempistica e modalità di cura.

Essersi inventati in poche settimane una risposta efficace e rapida ad un’emergenza inaspettata e colossale significa veramente aver scritto un pezzo di storia.

Abbiamo affrontato questo periodo davvero difficile, con assoluta dedizione e prontezza di risposta, continuando a garantire i controlli e le terapie ai pazienti oncologici, che sono tra i più fragili, ma anche a perseguire la mission della ricerca.

Proprio in questo periodo, infatti, abbiamo sviluppato e condiviso progetti di ricerca innovativi, tra cui studi pubblicati su prestigiose riviste internazionali, che hanno valutato l’impatto della pandemia sul disagio sociale, professionale e psicologico degli operatori e dei pazienti.

In particolare una survey, promossa dalla Clinica Oncologica dell’Università Politecnica delle Marche – Ospedali Riuniti di Ancona e condotta su circa 400 oncologi in tutte le Regioni italiane, ha dimostrato come a livello nazionale ben il 93,5% delle oncologie sia stato costretto a ripensare l’attività clinica.1 L’organizzazione complessiva ha retto l’urto della pandemia, visto che per il 63,7% degli oncologi gli ospedali hanno garantito la continuità terapeutica (ad esempio con canali comunicativi alternativi come videochiamate) e, per il 58%, i centri hanno saputo gestire le risorse disponibili in maniera efficiente. Fa riflettere, però, che il 35% degli oncologi non sia stato informato o abbia ricevuto poche indicazioni sulle procedure e sulle raccomandazioni da seguire per affrontare l’emergenza. Anche la formazione su questi aspetti è stata assente o scarsa, come affermato dal 55% degli specialisti. Con una chiara conseguenza: il 56% degli oncologi ha ritenuto che il percorso terapeutico dei pazienti, in questa fase, sia stato qualitativamente inferiore rispetto al periodo precedente alla pandemia.

Tuttavia, se si confrontano i dati raccolti tra i 130 operatori marchigiani con quelli ottenuti dalle risposte degli operatori in oncologia delle altre regioni italiane, non si può non esprimere soddisfazione per come l’oncologia marchigiana abbia saputo far tesoro dell’esperienza delle altre regioni e abbia offerto una buona risposta terapeutica ai bisogni dei pazienti.

Dall’analisi dei dati emerge, infatti, che gli operatori marchigiani ritengono che le risorse disponibili siano state gestite in maniera efficiente (71,43%) e che le informazioni e la formazione ricevute circa le procedure da seguire siano state utili e tempestive, pur in presenza di difficoltà determinate dalla situazione. Se circa 1 su 3 ritiene di non aver ricevuto informazioni e formazione adeguata per gestire l’emergenza, nelle Marche solo 1 su 4 ritiene di aver avuto problemi in tal senso.

Parallelamente sempre da Ancona è partita un’ulteriore indagine condotta su oltre 700 pazienti oncologici, provenienti da tutto il territorio nazionale, con la piena collaborazione delle oncologie marchigiane, nella consapevolezza dell’importanza di misurare…sempre!

I malati di cancro hanno promosso l’oncologia italiana e in particolare quella marchigiana, rappresentata da circa la metà dei pazienti, per la gestione dell’emergenza Covid. Il 93% dei pazienti ha, infatti, dichiarato che lo staff sanitario è stato sempre raggiungibile via telefono o mail in questi ultimi mesi. Otto malati su dieci hanno ritenuto che il personale medico-sanitario abbia dato la giusta attenzione alle loro ansie e preoccupazioni relative alla pandemia. I giudizi espressi dai pazienti sono stati largamente positivi sia per quanto riguarda il rispetto delle regole di sicurezza che il livello di assistenza garantito.

Nella nostra esperienza di piccola Regione che si è dovuta confrontare tra le prime con la grande emergenza, un dato di enorme rilevanza è stato quello relativo allo spirito di collaborazione tra operatori sanitari di tutte le oncologie, con la percezione di uno spirito di squadra. Per la prima volta, si è creato un network efficace tra direttori delle strutture che hanno condiviso quotidianamente aggiornamenti, riflessioni, criticità, proposte di risoluzione delle stesse, idee, progettualità.

Tutto ciò, purtroppo, in assenza di una rete oncologica istituzionalizzata.

Ciononostante, abbiamo affrontato con professionalità, condivisione, tempestività e dedizione ed un enorme sforzo quella che è stata l’ora più buia del sistema sanitario nazionale.

Per essere vicini anche “a distanza” abbiamo ideato nuove modalità di consulto da remoto e realizzato eventi webinar per pazienti e associazioni, con il coinvolgimento della Marcangola, ovvero della rete di associazioni che operano in ambito oncologico marchigiano.

Ora, passati alcuni mesi dall’inizio della pandemia, ci stiamo sempre più rendendo conto del cambio di prospettiva: è necessario continuare da un lato a dotare gli operatori e i pazienti di protezioni e a sottoporli a tamponi e/o a test sierologici; inoltre è necessario dare corpo alle nuove esigenze portate alla ribalta dalla pandemia, ad esempio pensando una nuova telemedicina e realizzando fattivamente la rete tra le oncologie.

È necessario implementare strumenti tecnici che permettano il contatto tra professionisti che si occupano di Oncologia (ad esempio i gruppi multidisciplinari per il trattamento delle patologie oncologiche complesse). Da ogni crisi nasce una opportunità è il pluricitato slogan, che speriamo nel nostro caso venga letteralmente messo in pratica.

Il coronavirus lo batteremo, ne siamo certi, ma la battaglia contro i tumori è ancora lunga e dobbiamo vincere anche questa!

1 Scientia Potentia Est: How the Italian World of Oncology Changes in the COVID-19 Pandemic. Zelmira Ballatore, Lucia Bastianelli, Filippo Merloni, Nicoletta Ranallo, Luca Cantini, Giulia Marcantognini, Rossana Berardi.
JCO Glob Oncol 2020; 1017-1023. doi: 10.1200/GO.20.00209


Guarda l’intervista pubblicata anche sul canale YouTube di AIOM