Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID, MOLISE: “A VOLTE ESSERE PICCOLI È BELLO”

di Francesco Carrozza, Coordinatore AIOM Molise

Per molti il Molise è la “regione che non esiste”, … anche per qualche molisano!

Quest’anno, però, in un momento fortemente problematico, abbiamo raggiunto due piccoli ma considerevoli traguardi: il primo è che siamo inaspettatamente assurti agli onori della cronaca mondiale poiché il New York Times, in un articolo comparso il 12 gennaio 2020, ha inserito la nostra regione tra le 52 mete del mondo da visitare in questo anno, invitando i propri lettori a non sentirsi in imbarazzo se non avevano mai sentito parlare del Molise, esaltandolo, però, come un luogo incontaminato per le bellezze delle aree archeologiche, per la bella costa, le montagne dell’Appennino, per i tratturi, patrimonio immateriale dell’umanità, persino per le Carresi del Basso Molise che molti vorrebbero abolire, e per tante altre occasioni e bellezze da godersi in questa regione.

Forse non sarà stato il New York Times, ma quest’anno c’è stato un vero boom di presenze in regione!

L’altro grande traguardo, che ci fa ben sperare per il futuro prossimo, per noi medici oncologi ben più importante, è la assoluta mancanza di casi COVID nei pazienti oncologici, almeno fino al 10/09/2020.

Come molte regioni del Sud Italia, probabilmente anche per il Molise, le peculiarità geografiche di un ampio territorio su cui vive una popolazione di poco più di 300 mila abitanti distribuiti su ben 136 comuni, la gran parte di piccole/piccolissime dimensioni, hanno giocato un ruolo importante (ritengo sia l’equivalente naturale del distanziamento sociale indicato per le grandi città) nella diffusione del contagio COVID sia in regione che fra i pazienti oncologici.

Fino al 10/09/2020, in regione si sono contati 552 casi con 23 decessi.

L’istituzione Regionale e la ASReM (azienda sanitaria unica regionale) all’inizio della pandemia hanno individuato immediatamente nell’ospedale A. Cardarelli di Campobasso l’ospedale COVID di riferimento, per la presenza sia della UO di Malattie Infettive, che della Rianimazione e delle principali specialità medico-chirurgiche.

Grande attenzione, peraltro, è stata posta negli altri due nosocomi regionali (Termoli ed Isernia) soprattutto dopo l’importante segnale d’allarme dei primi giorni di marzo quando, tra un gruppo di persone di ritorno da una settimana bianca, sono stati riscontrati alcuni positivi COVID, tra cui sanitari dell’ospedale di Termoli, che per fortuna sono stati immediatamente individuati evitando così la diffusione in ambito ospedaliero.

Nel rispetto delle indicazioni ministeriali e, a cascata, di quelle regionali e aziendali è stata necessaria una profonda riorganizzazione delle attività ordinarie degli ospedali con una sostanziale contrazione delle attività chirurgiche, delle attività ambulatoriali e dei ricoveri ordinari. Se da un lato questo ha consentito di contenere la diffusione dell’epidemia, dall’altro ha determinato una notevole riduzione delle attività ordinarie ospedaliere che ancora oggi, a distanza di mesi, facciamo fatica a recuperare.

Per quanto attiene all’oncologia, è operativa una UOC presso l’Ospedale A. Cardarelli di Campobasso, e due UOS rispettivamente presso l’Ospedale S. Timoteo di Termoli e il F. Veneziale di Isernia; pur non esistendo una Rete Oncologica Regionale, oncologi, chirurghi, radiologi e operatori di altre diagnostiche hanno lavorato in assoluta sintonia condividendo, in brevissimo tempo, nuove modalità di approccio.

Le problematiche che abbiamo dovuto affrontare in tutti e 3 i nosocomi regionali sono state essenzialmente di tre ordini:

  1. Gestione dei casi certi, sospetti o dubbi
  2. Gestione delle attività di terapia in D.H. e comunque non differibili
  3. Gestione dei follow-up e delle visite ambulatoriali

I^ Gruppo: le attività chirurgiche e di diagnostica sono state sostanzialmente interrotte per tutto il mese di marzo e buona parte del mese di aprile per cui, ad esclusione dei casi presentatisi in urgenza, le attività pianificabili sono ricominciate molto lentamente e comunque dopo aver sottoposto i pazienti, ospitati in area grigia nell’ospedale di riferimento, a tampone naso-faringeo e successivamente, se negativi, operati.

II^ Gruppo: per le attività inerenti alle problematiche di questo punto, tutte e tre le oncologie regionali (di Campobasso, Termoli e Isernia), hanno condiviso un approccio comune che consisteva in:

  • Garanzia della cura per tutti.
  • Tutela e protezione per pazienti e operatori.
  • Ampliamento degli orari di attività dei D.H.
  • Garanzia del distanziamento.
  • Rimodulazione delle postazioni di attesa e cura garantendo gli standard stabiliti dai DPCM, dalle disposizioni regionali e aziendali, nonché dalle raccomandazioni diffuse da AIOM.
  • Attivazione delle procedure del “doppio triage”, telefonico il giorno prima dell’appuntamento in D.H. e “in presenza” il giorno dell’infusione. In entrambi i casi il triage era effettuato dai medici dell’oncologia e personale infermieristico adeguatamente formato, che provvedevano alla misurazione della temperatura, e alla compilazione di una scheda anamnestica mirata e accurata (modificata e “alleggerita” nel corso del tempo in funzione della contingenza epidemiologica). Per tutti vigeva l’obbligo dell’uso della mascherina, del lavaggio delle mani e del distanziamento sociale (l’area di attesa dei pazienti era stata precedentemente rimodulata).
  • Le terapie orali sono state prescritte e dispensate privilegiando modalità di tipo telematico per la gestione delle prescrizioni dei piani terapeutici e dei piani AIFA.
  • In ottemperanza alle disposizioni, l’accesso ai D.H. è stato limitato esclusivamente ai pazienti (ad eccezione di casi di non autosufficienza) non consentendo l’ingresso ad accompagnatori e familiari.
  • Sono state regolarmente effettuate le consulenze presso altri reparti di degenza.
  • In alcune circostanze le visite per terapie sono state ri-calendarizzate in funzione delle caratteristiche del singolo paziente, del setting di malattia e dei trattamenti precedenti.
  • In talune circostanze abbiamo condiviso, con pazienti particolarmente ansiosi e timorosi, il rinvio di qualche giorno dei trattamenti previsti.

Per la gestione delle attività ambulatoriali e di follow-up:

  • Sono stati consentiti tutti gli appuntamenti per prime visite e visite di rivalutazione condividendo con alcuni il desiderio di ripianificare l’appuntamento.
  • Anche per questo setting di attività valevano le stesse procedure di doppio triage, necessità del distanziamento sociale, limitazione dell’accesso al/la solo/a paziente (ad eccezione della non autosufficienza).
  • Valevano e valgono tuttora le procedure di ordine generale in uso dall’inizio della pandemia (visite solo per appuntamento, distanziamento, uso della mascherina, lavaggio delle mani, doppio triage ecc.).
  • Per molti pazienti che disponevano già degli esami strumentali e di laboratorio richiesti per il follow-up abbiamo utilizzato il sistema di “telemedicina” avvalendoci di tutti i mezzi di comunicazione in possesso dei pazienti (fax, telefoni, WA, mail, ecc.) inducendoci a pensare che le opportunità offerte dagli strumenti informatici dovranno essere, per il futuro, la vera innovazione per la gestione di molteplici attività cliniche.

Tutti/e i/le pazienti, che al triage mostravano segnali dubbi o di sospetto (contatti “pericolosi”, febbre, segni/sintomi respiratori, ecc) comunque non legati a problematiche neoplastiche o di trattamento, o coloro che presentavano la necessità di ricovero (es. gravi effetti collaterali da terapia) venivano avviati all’esecuzione del tampone.

Abbiamo comunque continuato a fornire in forma telefonica il supporto per le consulenze psico-oncologiche, il supporto nutrizionistico per le problematiche strettamente connesse alla patologia oncologica, e colloqui telefonici con l’assistente sociale al fine di gestire il rapporto con la struttura, per evitare il senso di abbandono che si sarebbe potuto manifestare, e per attenuare e gestire l’ansia di alcuni pazienti, nonché, in stretta collaborazione con il personale sanitario ed infermieristico dell’assistenza domiciliare, la gestione delle terapie di supporto.

In un contesto storico di assoluta unicità due sono state, a mio parere, le maggiori difficoltà che ci inducono a importanti riflessioni: da un lato abbiamo avuto la necessità di provvedere in tempi molto ristretti ad una riorganizzazione e contemporaneamente ad un ampliamento dell’attività assistenziale effettuata a parità di risorse (umane, tecnologiche, organizzative, economiche ecc.) rispetto ad un recente passato, già di per sé critico; l’altro grande aspetto sta nell’aver sperimentato, apprezzato e utilizzato metodi e strumenti tecnologici sicuramente innovativi che aprono a nuove opportunità nella gestione dei rapporti pazienti/familiari-ospedale-territorio, anche se il management “virtuale”, verosimilmente, mai potrà sostituire il rapporto diretto medico/paziente.


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