Notiziario AIOM

Le Regioni. L’ONCOLOGIA SICILIANA AL TEMPO DELLA PANDEMIA DA COVID-19. PENSIERI, AZIONI E CONSIDERAZIONI DI ISOLANI IN ISOLAMENTO

di Massimiliano Spada, Coordinatore AIOM Sicilia

Cosa rimarrà nella nostra memoria di questa pandemia? Immaginiamo senso di solitudine, preoccupazione, dolore, parole (troppe forse!), rammarico, consapevolezza. Dovremo confrontarci, tuttavia, anche con “cosa” ci ha tolto. Ci ha privato di molte certezze, ci ha negato privilegi e forse anche alcune speranze. Ci ha privato di affetti, sentimenti, ritualità, abitudini. Ognuno di noi ha imparato una lezione in questi mesi, nessuno potrà considerarsi “uguale” a come si percepiva a febbraio 2020. Per molti è stata la causa della perdita del lavoro, della propria azienda, dei propri risparmi; per moltissimi ha significato la perdita di parenti e amici, di affetti lasciati andare senza il conforto dell’ultimo saluto. C’è chi ha perso la vita a causa del contagio, altri per paura di essere contagiati o di essere loro stessi la causa di trasmissione del virus, altri ancora sono morti per patologie aggravatesi per la mancanza di cure tempestive a causa del caos organizzativo e strutturale conseguente all’emergenza sanitaria. La distanza di migliaia di miglia può essere annullata facilmente da uno sternuto su un volo intercontinentale; siamo, ora, coscienti che potremmo essere tutti protagonisti della leggenda uzbecka diventata celebre con il brano “SAMARCANDA”: nessuno può sfuggire all’angelo della morte.

I sanitari esorcizzano le malattie e la morte e in questa circostanza sono stati vittime a centinaia. Tutti noi abbiamo dovuto fare i conti con la paura di ammalarsi, con la paura di contagiare i nostri familiari, con la paura di non essere capaci o all’altezza delle necessità e delle aspettative, insomma adeguati alle contingenze e al ruolo cui si è stati chiamati. Gli infermieri, seppur specializzati, sono più duttili e malleabili nel cambiare la loro attività assistenziale. I medici, viceversa, tendono alla specializzazione se non addirittura alla ultraspecializzazione e nei mesi di maggiore crisi sanitaria ci si è scoperti nudi quando si doveva essere medici prima e specialisti dopo.

Molti sono tornati volontariamente in servizio dalla loro meritata pensione; molti altri hanno collaborato con associazioni mediche, altri ancora hanno pontificato in giacca e cravatta tramite annunci mediatici. Gli annunci, appunto, hanno rappresentato comunicazioni necessarie, attese, desiderate, ma non sempre veritiere e allineate alla veridicità scientifica o supportate dalla realtà quotidiana. A gennaio 2020 si discuteva della periodica epidemia “cinese” che per nulla avrebbe coinvolto il nostro continente. Poi, veniva comunicato che ci avrebbe colpito non più gravemente della influenza stagionale e che avrebbe mietuto vittime soprattutto tra gli anziani e i soggetti con patologie croniche. Ecco, questa semplice affermazione considerata dai più, almeno in un primo momento, rassicurante avrebbe dovuto, viceversa, far riflettere su una questione davvero fondamentale: la scala di valori cui si riferisce chi ci governa e amministra. Sull’altare del profitto economico possono essere sacrificati la sicurezza personale, la salute, il patrimonio culturale e umano degli anziani, la morale, il diritto di morire con dignità e con il conforto religioso, l’umana necessità di elaborazione del lutto?

Per alcune settimane si è lasciato intendere che sarebbe stata “accettabile” la disfatta preannunciata di anziani patologici e di malati cronici come gli oncologici, i diabetici, i bronchitici e gli ipertesi. Un Paese come l’Italia, in cui la salute del cittadino è considerata un bene primario e un diritto garantito dalla Costituzione, ha il dovere di agire diversamente!

I cittadini italiani hanno avuto, nonostante tutto, la conferma che l’Istituzione SANITà sa essere efficace perché sostenuta da uomini e donne responsabili e capaci che “fanno l’ospedale” rappresentando una comunità di professionisti che con sacrificio, abnegazione, coraggio, consapevolezza e competenza ha affrontato questa epocale emergenza sanitaria di cui poco si conosceva e molto si è appreso, in corso d’opera, all’interno delle corsie ospedaliere tra i letti degli infetti.

Il percorso di apprendimento non è stato di certo indolore e non ha rappresentato un mero esercizio di stile e capacità professionale. Non sono mancati gli errori, alcuni anche molto gravi, le sbavature, le esitazioni e i ritardi decisionali. Le carenze di risorse e strutturali di molte aziende sanitarie hanno fatto da contorno per aggravare il tutto.

La Sicilia, all’epoca dell’inizio della crisi sanitaria nelle altre regioni, in particolare nelle aree del centro-nord, era ancora una “isola felice” per quanto riguardava il numero dei contagi e delle ospedalizzazioni dei soggetti infetti e sintomatici.

Il gap temporale del diffondersi del contagio da Nord a Sud ha fatto sì che si potesse sperare di avere il tempo per ridurre il gap infrastrutturale, economico ed organizzativo presente alle nostre latitudini, ma le iniziali e tempestive attività del Governo Regionale atte al contenimento del contagio dal virus SARS-CoV-2 sono state rese vane da una notte soltanto di esodo dal nord verso le regioni meridionali e le isole.

La Sicilia è terra di emigranti, da sempre, siano essi spinti dalle necessità lavorative o di studio o, per quanto ci riguarda, da ragioni sanitarie non sempre comprensibili. Con la massima consapevolezza ci si stava attrezzando per far fronte alla impennata dei contagi e dei ricoveri nelle corsie e nelle terapie intensive nella nostra regione. Il Presidente della Regione Siciliana, la Giunta di governo e l’Assessore Regionale alle Salute hanno provveduto ad emanare tempestivamente decreti, procedure, protocolli e note assessoriali in linea con i DPCM che si sono susseguiti in quei mesi atti ad evitare il contagio e a rafforzare il sistema sanitario regionale.

Quelle settimane sono state vissute lavorando con ritmi frenetici a tutti i livelli organizzativi istituzionali e operativi sul campo, investendo grande impegno di risorse per fronteggiare il temuto “picco dei contagi”.

La Sicilia non ha vissuto quelle giornate come se fosse in attesa di percorrere l’ultimo miglio.

Ciascuno ha fatto la propria parte compresi i singoli cittadini siciliani, contribuendo economicamente a raccolte fondi per il potenziamento e la realizzazione di posti letto ordinari e di terapia intensiva.

La comunità oncologica siciliana ha adempiuto al proprio compito, garantendo le regolari erogazioni dei cicli di trattamento antitumorale salvavita e le visite specialistiche ambulatoriali con classe di priorità urgente e breve, prevedendo misure e procedure per il contenimento del contagio da Coronavirus/COVID-19 come il doppio pre-triage: il primo telefonico il giorno precedente all’ingresso nella struttura ospedaliera e uno il giorno stesso compilando e firmando un modulo apposito di anamnesi, verificando la temperatura corporea ed effettuando tamponi oro-nasali molecolari per SARS-CoV-2.

Per le visite specialistiche di controllo programmabili e per alcune prescrizioni di piani terapeutici ci si è affidati al “lavoro agevolato” utilizzando alcune piattaforme web dedicate alla telemedicina e ai teleconsulti medici, tramite comunicazioni e-mail e telefoniche, utilizzando la applicazione WhatsApp.

La consapevolezza della comunità oncologica siciliana in merito alle problematiche legate alla pandemia da Covid-19 si è concretizzata nel maggiore utilizzo di un preesistente “GRUPPO” di WhatsApp creato tra gli apicali delle Unità Operative di Oncologia della Sicilia.

Il numero e l’intensità delle conversazioni nella “CHAT” di  questo gruppo di dirigenti oncologi con responsabilità manageriali ha dato modo di condividere e concordare, in tempi rapidissimi e senza la necessità di spostamenti fisici, le azioni, in parte spontanee e provvisorie,  che sono state progressivamente adottate in ciascuna struttura ospedaliera prima ancora che le istituzioni sanitarie, politiche e le società scientifiche (AIOM e CIPOMO) promulgassero linee guida e ordinanze specifiche da porre in essere come contromisure al diffondersi del COVID-19.

Da questa esperienza di real life, analizzando cinque settimane di attività del gruppo WhatsApp, è scaturita una pubblicazione a maggio 2020 su ecancermedicalscience (1). L’analisi dell’andamento temporale ha mostrato che dall’inizio dell’epidemia di COVID-19, l’intensità delle conversazioni tra oncologi è aumentata notevolmente nelle due settimane successive. Una tendenza simile si è verificata per le azioni intraprese e le reazioni emotive. L’intensità delle conversazioni era correlata al volume di attività delle singole U.O., essendo quelle ad alto volume le più attive nella produzione di messaggistica e di iniziative.

Questo studio ha anche esplorato l’espressività emotiva per otto tipi specifici di emozioni e ha identificato quelle espresse principalmente attraverso i messaggi testuali di oncologi medici esaminati nel campione. L’intensità dei punteggi relativi alle emozioni valutate è stata leggermente più alta per quelli positivi. Questi dati indicano quanto sia stato forte l’impatto emotivo sugli oncologi medici. Anche i risultati lo dimostrano: le preoccupazioni degli oncologi sono aumentate notevolmente dopo il primo marzo con un aumento dell’intensità dell’emozione espressa, come paura, rabbia e tristezza. L’incertezza della situazione imminente, sebbene capace di provocare dissonanza cognitiva e insicurezza, sembra avere stimolato la determinazione ad agire come parte del Sistema Sanitario Italiano. Queste considerazioni sono dedotte principalmente dalla valutazione della fiducia che è aumentata continuamente durante le settimane in analisi.

Inoltre, per quanto riguarda l’attività ordinaria dell’erogazione delle cure mediche ai malati di cancro, rimodulate per assistere i pazienti affetti da COVID-19, gli oncologi sono stati sfidati dall’applicazione dei criteri di selezione per le cure oncologiche richieste (2,3). La loro attivazione nella terza settimana in esame spiegherebbe nell’analisi l’aumento della paura emotiva. Questa reazione potrebbe essere spiegata come la conseguenza della sensazione di disagio di non aver fatto la scelta giusta. In breve tempo, la promulgazione di ordinanze governative e linee guida straordinarie da parte delle società scientifiche hanno profondamente cambiato il modo di gestire la cura dei pazienti oncologici, che a loro volta si sentivano particolarmente a rischio di complicazioni potenzialmente letali se infettati da COVID-19. In conclusione, la messaggistica di WhatsApp, sebbene rappresenti uno strumento perfettibile, è stata utile per condividere in modo efficiente e rapido pensieri comuni, dubbi e idee proattive tra il personale medico coinvolto nella gestione dei malati di cancro nell’era della SARS-CoV-2.

Con il medesimo spirito è stata condotta una indagine descrittiva utilizzando WhatsApp tra i pazienti di tre unità di oncologia per segnalare domande, esigenze e paure relative alla sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (COVID-19) per evitare ritardi o interruzioni incontrollate del trattamento, errori comportamentali e panico. Le risposte ai quesiti sono state date secondo le raccomandazioni dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica tramite WhatsApp e tramite successive telefonate. I pazienti sono stati classificati anche in base alla sede del tumore primario, allo stadio della malattia e ai trattamenti in corso. È stata eseguita l’analisi dell’associazione tra questi dati e le query.

Complessivamente, 446 conversazioni WhatsApp di pazienti diversi sono state analizzate tra il 1° marzo e il 13 marzo e comprendevano quanto segue:

  • requisito di ritardo della visita da parte di pazienti sottoposti a terapie orali o in follow-up,
  • ritardi nella somministrazione di chemioterapia o immunoterapia,
  • domande su possibile immunosoppressione e cambiamenti nello stile di vita o nelle attività quotidiane.

I requisiti di ritardo erano statisticamente più frequenti tra i pazienti con cancro alla prostata o alla mammella rispetto a quelli con cancro ai polmoni o al pancreas. Nella pubblicazione si segnalano, inoltre, le azioni intraprese dagli oncologi (4). Oggi viviamo un momento particolare di questa pandemia a causa della recrudescenza dei contagi in queste ultime settimane e dovremo quindi, abituarci all’idea di conviverci a lungo tanto da doverne tenere conto nella programmazione delle future attività cliniche da svolgere all’interno delle U.O. di Oncologia sia in termini di ulteriori procedure e protocolli utili per la riduzione del rischio di contagio ma anche in termini di previsione di nuove modalità di “incontro” con i pazienti e tra questi ultimi e i loro congiunti, non perdendo mai di vista la umanizzazione e la personalizzazione dei percorsi di cura nonostante questa contingenza emergenziale.

Bibliografia
  1. Reactions and countermeasures of medical oncologists towards the incoming COVID-19 pandemic: a WhatsApp messenger-based report from the Italian College of Chief Medical Oncologists
    Livio Blasi, Roberto Bordonaro, Nicolò Borsellino, Alfredo Butera, Michele Caruso, Stefano Cordio, Di Cristina Liborio, Francesco Ferraù, Dario Giuffrida, Hector Soto Parra, Massimiliano Spada, Paolo Tralongo, Roberto Valenza, Francesco Verderame, Stefano Vitello, Filippo Zerilli, Dario Piazza, Alberto Firenze and Vittorio Gebbia
    https://doi.org/10.3332/ecancer.2020.1046
  2. Beretta G, Cinieri S, and Blasi L, et al Rischio infettivo da Coronavirus COVID-19: indicazioni AIOM, COMU, CIPOMO per l’Oncologia [https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2020/03/20200313_COVID-19_indicazioni_AIOM-CIPOMO-COMU.pdf] Date accessed: 23/03/20
  3. Italian Ministry of Health Recommendations for the management of hematology and oncology patients during the COVID-19 public health emergency [http://www.salute.gov.it/portale/ nuovocoronavirus/dettaglioNotizieNuovoCoronavirus.jsp] Date accessed: 23/03/20
  4. Patients With Cancer and COVID-19: A WhatsApp Messenger-Based Survey of Patients’ Queries, Needs,Fears, and Actions Taken – Vittorio Gebbia, Dario Piazza, Maria Rosaria Valerio, Nicolo` Borsellino and Alberto Firenze. JCO Global Oncol 6:722-729. © 2020 doi:10.1200/GO.20.00118. PMID: 32412811; PMCID:PMC7271316

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