Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID, PUGLIA: “DOPPIO TRIAGE PER ACCEDERE AL DAY HOSPITAL E TELEMEDICINA. COSÌ ABBIAMO AFFRONTATO L’EMERGENZA”

Intervista a Tiziana Latiano, Coordinatore AIOM Puglia

Dott.ssa Latiano, come è stata affrontata la fase acuta dell’emergenza Covid nelle oncologie della Puglia?

La Puglia è una Regione caratterizzata da una conformazione del tutto particolare, stretta e lunga e dalle caratteristiche nettamente diverse tra loro. Anche la densità di popolazione cambia da provincia a provincia e questo ha determinato anche una differente diffusione dei contagi con zone meno colpite e altre più toccate dal virus, come il Barese ed il Foggiano. In tutto questo, però, l’attività per i malati oncologici pugliesi non si è mai fermata, cercando, non senza qualche difficoltà, di restare sempre accanto a loro e proseguire i piani terapeutici senza alcuna interruzione. Abbiamo reso i nostri reparti “isole sicure” e, fortunatamente, il contagio dei pazienti oncologici, che pure c’è stato, non sembra essere avvenuto in numero tale da creare allarme.

Su questo aspetto AIOM Puglia sta effettuando un progetto focalizzato nel raccogliere le informazioni dei malati di cancro affetti da COVID-19, allo scopo di generare dati utili ad indirizzare la pratica clinica per offrire la migliore cura possibile.

Pertanto, come AIOM Puglia, abbiamo deciso di proporre un’indagine epidemiologica e sul decorso clinico nei pazienti oncologici della nostra Regione che hanno manifestato un’infezione da coronavirus. L’iniziativa è patrocinata da AIOM, AIOM Regione Puglia e dalla Rete Oncologica Pugliese.

Quali iniziative sono state adottate a livello locale per tutelare i pazienti oncologici dal rischio di contagio?

L’attuale pandemia COVID-19 ha sfidato e sfida gli oncologi a riorganizzare profondamente l’assistenza oncologica. Poiché ci troviamo di fronte ad una malattia nuova, spesso non sono disponibili linee comportamentali basate su prove scientifiche e le decisioni sono prese inevitabilmente sulla base di pareri di esperti. In nostro soccorso abbiamo avuto le raccomandazioni di AIOM, che ci hanno fornito una informazione univoca e chiara per la gestione dei pazienti oncologici e che abbiamo adottato nella nostra Regione.

La necessità di ridurre gli accessi ospedalieri per i pazienti oncologici, se non indispensabile, ha rappresentato uno degli accorgimenti adottati per limitare la diffusione e proteggere i pazienti stessi. Ciò ha condizionato la riorganizzazione del Day Hospital, dell’ambulatorio e dei reparti di degenza. È stato attivato un doppio triage per i pazienti che accedono al Day Hospital, un contatto telefonico con il paziente il giorno prima della terapia programmata e un altro successivo all’ingresso in ospedale il giorno stesso dell’infusione.

Gran parte delle terapie orali sono state gestite da remoto, inviando le richieste alle farmacie territoriali, o in alcuni casi, laddove possibile, con la fornitura a domicilio.

Sono stati sempre assicurati gli accessi alle prime visite e le terapie in corso sono proseguite, in alcuni casi solo procrastinate di qualche settimana.

Le visite di controllo sono state rinviate, nella fase iniziale della pandemia, effettuando comunque un contatto telefonico con il paziente per verificare sommariamente lo stato di salute e approfondendo il tutto in un momento successivo, sempre grazie a telefono e piattaforme telematiche.

Per il reparto di degenza, sono stati ridotti i posti letto a disposizione delle U.O. Oncologia per consentire il distanziamento sociale e, per l’ingresso in ospedale dei pazienti, oltre al doppio triage, sono state previste l’effettuazione del tampone per SARS-COV-2 e l’esecuzione di Rx torace.

L’emergenza sanitaria e sociale da COVID-19 ha imposto di cambiare la modalità di discussione dei casi nelle diverse UNIT, per cui siamo ricorsi alle nuove tecnologie (video conferenze), in modo da garantire il proseguimento delle terapie salvavita per i pazienti oncologici.

Quali criticità sono emerse a livello organizzativo e istituzionale nella Regione?

La verità è sotto gli occhi di tutti: l’esplosione della pandemia da COVID-19 ci ha colti di sprovvista. Non eravamo mai stati costretti prima ad affrontare un’emergenza sanitaria di questa portata ed è per questo che, fino a quando il meccanismo è stato perfezionato, ci sono voluti degli accorgimenti in corsa, i più rapidi possibili. E grazie all’impegno del personale sanitario, e non solo, tutto è andato nel migliore dei modi. Certo, all’inizio, anche noi abbiamo dovuto affrontare quel muro che sembrava invalicabile, rappresentato dalla mancanza di presidi di sicurezza e dispostivi di protezione personale. I primi giorni sono stati terribili. Rispetto ad altre Regioni, però, abbiamo avuto la fortuna di aver affrontato l’emergenza con qualche settimana di ritardo e con numeri significativamente più bassi rispetto al Nord Italia. Questo ha dato alla Regione il tempo necessario e la possibilità per adeguarsi e attrezzarsi.

Come vi state organizzando nella Regione per affrontare le fasi 2 e 3 della pandemia?

Dalla fase I sono emerse criticità, da cui poi sono scaturiti dei provvedimenti per la fase 2 che, di fatto, hanno migliorato notevolmente la situazione. Nelle fasi successive, è fondamentale continuare a garantire la cura migliore per i pazienti oncologici. Si continuerà con quanto adottato in precedenza: doppio triage e limitare le visite ai degenti. Non solo. Oltre a questo ci è venuta in soccorso l’Aress Puglia con la soluzione di monitoraggio dei pazienti più fragili, grazie alla piattaforma di teleassistenza clinica H-Casa, hashtag #accasa. La soluzione si basa su un duplice livello di assistenza, che interviene su target diversi:

  • una web app a uso del cittadino, per procedere ad una prima auto-diagnosi informativa mediante questionario, stabilendo un contatto con il medico di famiglia che, se opportuno, lo ricontatterà per eseguire un pre-triage telefonico;
  • un portale web per gli operatori sanitari che consente di analizzare e categorizzare le informazioni fornite dai cittadini in sede di pre-triage per il monitoraggio della sintomatologia, di programmare eventuali interventi domiciliari di supporto specializzato e, conseguentemente, di attivare il teleconsulto (audio e/o video) e telemonitoraggio;
  • dispositivi di diagnostica-strumentale per la trasmissione di dati clinici dal domicilio del paziente in piattaforma.

A mio modesto parere, comunque, andrebbe potenziata la rete territoriale, con la creazione delle Usca, unità speciali di continuità assistenziale. Il percorso è già stato avviato.


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