Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID, TRENTINO–ALTO ADIGE: COLLABORAZIONE, ORGANIZZAZIONE E INFORMATIZZAZIONE LE ARMI VINCENTI

di Antonello Veccia
Coordinatore AIOM Trentino-Alto Adige – Oncologia Medica – Ospedale Santa Chiara – Trento

La regione Trentino – Alto Adige, pur avendo una popolazione di poco superiore al milione di abitanti, è stata duramente colpita dal Covid. All’1 ottobre risultano 10.272 casi totali (3.609 nella provincia autonoma di Bolzano e 6.663 in quella di Trento) con 762 morti (292 nella provincia di Bolzano e 471 in Trentino). Quella barriera protettiva rappresentata dalle montagne non è riuscita stavolta ad evitare che anche qui, come nel resto d’Italia, i più colpiti fossero soprattutto i più fragili, gli anziani, gli ospiti delle RSA, i malati cronici come gli oncologici. Pertanto, dopo una prima fase di paura e disorientamento, anche noi oncologi, pur non essendo direttamente coinvolti nella gestione dei pazienti Covid, siamo stati chiamati a fare la nostra parte, inventandoci un modo di lavorare completamente nuovo, capace di garantire la prosecuzione delle cure ai nostri pazienti e al tempo stesso tutelando la sicurezza loro e quella di tutti gli operatori coinvolti.

Lo spirito di abnegazione e la capacità di collaborazione tra figure professionali diverse (medici, infermieri, operatori socio-sanitari) sono state le armi principali che hanno consentito di fronteggiare al meglio l’impatto della pandemia e limitare i danni.

Pur con una certa variabilità fra i centri ad alto volume (Trento e Bolzano) e i DH oncologici periferici, gli strumenti principali sono stati i seguenti:

  1. Triage per l’accesso al DH oncologico. Oltre al breve triage effettuato all’ingresso degli ospedali (misurazione della febbre e compilazione del modulo relativo ad eventuali sintomi e contatti a rischio), alcune realtà hanno creato un ulteriore filtro attraverso un contatto telefonico il giorno precedente la visita programmata in DH, mentre altre realtà si sono avvalse della valutazione da parte dell’oncologo il giorno stesso dell’accesso in DH.
  2. Triage per il reparto degenze, dove è stato consentito l’accesso solo ad un familiare nel caso il paziente non fosse nelle condizioni di mobilizzarsi autonomamente.
  3. Sospensione delle visite di follow-up in presenza e attivazione del follow-up telefonico, con presa visione degli esami ematochimici e strumentali da parte di un oncologo dedicato, con il compito di definire i successivi appuntamenti prescrivendo gli esami previsti e di valutare la necessità di una visita in presenza nei casi di sospetta/certa progressione di malattia.
  4. Riduzione degli accessi per le terapie orali: quando possibile, infatti, sono state prescritte terapie per 2 mesi e questo ha evitato accessi impropri ai pazienti. In alcune realtà è stata attivata, in collaborazione con la farmacia ospedaliera e territoriale, anche una modalità di recapito dei farmaci prescritti in AIFA direttamente al domicilio del paziente.
    Tutto ciò è stato facilitato dalla disponibilità già consolidata da anni di una cartella clinica elettronica e della dematerializzazione delle ricette mediche, che hanno consentito un più rapido flusso delle prescrizioni ed un agevole accesso alle informazioni da parte dei medici di medicina generale, in un momento per loro di attività molto intensa.
  5. Attivazione di percorsi specifici come i drive through per l’esecuzione dei tamponi ai pazienti candidati al ricovero nei reparti di oncologia, al trasferimento in strutture dedicate (lungodegenza, hospice) o a procedure diagnostiche invasive (biopsie, posizionamento di CVC, radiologia interventistica, interventi chirurgici), così come ai casi sospetti identificati spesso attraverso il triage telefonico. I drive through, tuttora attivi, hanno consentito di evitare accessi impropri ai pronto soccorso degli ospedali e contemporaneamente sono diventati un punto di riferimento anche per la medicina territoriale.
  6. Creazione di ospedali Covid. Nella realtà trentina, ad esempio, l’azienda unica provinciale ha identificato progressivamente strutture ospedaliere che sono state convertite totalmente ad ospedali Covid, preservando alcuni servizi essenziali come l’oncologia dell’ospedale hub di Trento.

Da notare che le prime visite sono state sempre garantite così come i consulti multidisciplinari, che in alcuni casi sono stati condotti utilizzando modalità di collegamento online per consentire a tutti gli specialisti di partecipare.

Le visite specialistiche (dietologiche, psicologiche, etc.) strettamente legate all’ambito oncologico sono state effettuate privilegiando, quando possibile, contatti da remoto.

Anche l’attività di sperimentazione clinica è proseguita, cercando di offrire ai pazienti la migliore opzione terapeutica possibile anche nell’ambito di protocolli di ricerca.

All’intensa attività di esecuzione di tamponi e tracciamento delle catene di trasmissione del Covid, entrambe le province autonome hanno affiancato una altrettanto intensa attività di screening volta a fornire importanti informazioni epidemiologiche relative alla reale diffusione del virus, in particolare nei comuni dove l’incidenza è stata particolarmente elevata.

Purtroppo non è ancora finita, perché il Covid è ancora lontano dall’essere sconfitto. Ci aspettano mesi intensi, in cui saremo chiamati ad agire con lo stesso spirito di abnegazione e la stessa capacità di collaborazione che ci hanno distinto in questi otto lunghi mesi.

Inoltre, anche se troppo spesso associamo l’informatizzazione all’eccessiva burocrazia, dobbiamo riconoscere che proprio grazie agli strumenti digitali abbiamo potuto proseguire il nostro lavoro e la nostra formazione garantendo le migliori cure ai nostri pazienti, per cui anche nei prossimi mesi come nei prossimi anni dovremo continuare ad investire sulla telemedicina.