Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID: UNITARIETÀ NELLE STRATEGIE PER GARANTIRE LA CONTINUITÀ DI CURA E ASSISTENZA. L’ARMA VINCENTE DEL VENETO

di Giuseppe Azzarello

Coordinatore AIOM Veneto e Direttore UOC Oncologia – Ematologia Oncologica, AULSS 3 Serenissima – Regione Veneto, Distretto Mirano – Dolo (Venezia)

La pandemia COVID 19 ha colpito in maniera significativa la Regione Veneto, imponendo un grande sforzo a livello di tutte le istituzioni per il contenimento della stessa e la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria. È noto il plauso che il Sistema Sanitario Regionale, in tutte le sue articolazioni, ha ricevuto per le modalità messe in atto e i risultati ottenuti in termini assistenziali e scientifici, già ampiamente analizzati e discussi da tutti i principali media.

Anche per l’Oncologia Medica Veneta, la sfida imposta dalla pandemia è stata raccolta e affrontata avendo come denominatore la unitarietà di tutte le principali componenti coinvolte: istituzioni, realtà sanitarie territoriali, rete oncologica, società scientifiche.

All’inizio eravamo tutti consapevoli di essere di fronte a una patologia “nuova” con tutto ciò che questo comporta: poche conoscenze di base, imprevedibilità della sua evoluzione, mancanza di linee guida comportamentali e cliniche basate sull’evidenza.

Sin dai primi di marzo, quando ancora l’insicurezza sulle azioni da intraprendere era evidente nelle Oncologie, ci siamo sentiti in dovere di emanare un comunicato congiunto Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM Veneto), Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO Veneto) e Rete Oncologica Veneta, abbozzando alcune strategie che erano in attiva discussione all’interno delle Rete e delle Società Scientifiche. Subito dopo sono state formalizzate le raccomandazioni AIOM e di altre Società, che la Rete Oncologica ha contestualizzato e trasmesso alla Regione per la loro piena applicazione.

Tale percorso unitario non è stato privo di difficoltà, vista la portata della emergenza, ed ha richiesto nelle varie realtà molteplici sforzi di perfezionamento in tempi ristrettissimi. Si può comprendere quale sia stato lo sforzo compiuto da parte dei sanitari e non solo, di fronte ad esempio alle criticità del reperimento dei presidi di protezione, alla riorganizzazione degli spazi e dei turni di lavoro per l’assistenza, garantendo sicurezza a operatori e pazienti.

Il primo degli accorgimenti messi in atto è stato ovviamente quello della riduzione degli accessi, riservando la continuità per tutti i pazienti in trattamento attivo o con problematiche cliniche cogenti e rimandando temporaneamente o gestendo da remoto le visite di controllo per i pazienti in follow-up senza problematiche cliniche in atto. Contestualmente si sono attivate le strette procedure di triage per l’accesso alle sezioni di cura e di esecuzione dei tamponi in precise fasi assistenziali: pazienti in accesso nelle strutture di degenza ordinaria, pazienti con criteri di sospetto, pazienti eleggibili per terapie con alta probabilità di neutropenia. Tutte queste iniziative sono state condotte alla luce del principio dei rapporti rischio-beneficio per ogni singolo paziente.

Le realtà oncologiche devono anche un grande tributo alla attività di monitoraggio e assistenza ai pazienti oncologici prestata dai Servizi Territoriali, alla costante azione di filtro operata dalle Unità di Pronto Soccorso, alle cure messe in atto nelle Rianimazioni e nei Reparti COVID (alcuni di essi hanno coinvolto anche unità oncologiche).

La pandemia ha messo in moto anche ulteriori processi di miglioramento sia assistenziali che scientifici. Tra i primi è sicuramente da menzionare l’avvio di procedure per il potenziamento della telemedicina. È attualmente in corso in diverse realtà la valutazione di piattaforme già strutturate che possono consentire varie modalità di contatto sia con i pazienti che con altri professionisti, al fine di assicurare la più adeguata assistenza ai pazienti non presenti. Tale modalità potrà rappresentare una utile alternativa anche nelle successive fasi post – emergenza, quando gli oncologi saranno chiamati a un ulteriore sforzo per recuperare quella parte di controlli momentaneamente sospesi. A conclusione di questo percorso, la maggior parte delle realtà si sarà arricchita di ulteriori strumenti tecnologici, che troveranno nel prossimo futuro sempre maggior applicazione.

Dal punto di vista scientifico, la pandemia impone, agli Oncologi e non solo, un ulteriore sforzo a livello della ricerca di base e clinico-traslazionale. I primi dati da iniziali, e pertanto parziali, studi clinico-epidemiologici, interrogano oggi la comunità scientifica su molti punti, tra cui incidenza reale della patologia nei pazienti oncologici, interazioni esistenti tra patologia tumorale, trattamenti oncologici e infezione da COVID 19. Questi ed altri interrogativi hanno imposto una accelerazione unitaria delle società scientifiche e della rete regionale per implementare ricerche cliniche mirate, raccogliere ogni dato epidemiologico utile, incoraggiare collaborazioni nazionali ed internazionali.

In questa ottica è attualmente in corso uno studio epidemiologico-clinico regionale coordinato dalla Direzione della Rete Oncologica Veneta, a cui hanno aderito tutte le Unità Operative Oncologiche del Veneto e i cui dati preliminari saranno presentati al prossimo Congresso Nazionale AIOM 2020. Parallelamente sono in corso molteplici iniziative promosse direttamente da AIOM e CIPOMO.

Da questa breve relazione penso si possa comprendere ancora meglio perché ho scelto nel titolo la parola “unitarietà” per sintetizzare la realtà del Veneto. Credo che solo uniti e sinergici a tutti i livelli della gestione della sanità si potrà consolidare il contenimento efficace della pandemia, gettare solide basi per far fronte a ulteriori future emergenze e onorare l’alto prezzo pagato in termini di vite umane tra i pazienti e gli operatori sanitari nel nostro paese.


Guarda l’intervista pubblicata anche sul canale YouTube di AIOM