Notiziario AIOM

Le Regioni. COVID, SARDEGNA: “SERVE SUBITO LA RETE ONCOLOGICA PER AFFRONTARE LA SECONDA ONDATA”

di Daniele Farci

Coordinatore AIOM Sardegna e Responsabile Oncologia Nuova Casa di Cura Decimomannu (CA)

1373 casi accertati di infezione da COVID-19 con 132 decessi. Questi i numeri, al 23 giugno 2020, della pandemia da coronavirus in Sardegna. Con un aspetto peculiare: circa i tre quarti dei casi sono stati registrati a Sassari e provincia, quindi nel Nord dell’isola, mentre a Cagliari e in generale nel resto della Sardegna la diffusione dell’infezione è stata molto bassa.

Il picco di incidenza nel Sassarese si spiega con un caso iniziale nell’Ospedale SS. Annunziata, che, in un momento di totale impreparazione ad affrontare tali problematiche, si diffuse rapidamente tra il personale sanitario e la popolazione.

Nella maggior parte dei casi si è riusciti a controllare la malattia con pochi ricoveri nelle Terapie Intensive, peraltro pochissime nell’Isola, e la maggior parte dei decessi ha riguardato persone anziane e con comorbidità.

La comunità oncologica della Sardegna ha rapidamente seguito, durante la fase 1 dell’infezione, le indicazioni dell’AIOM, proseguendo le terapie antitumorali non differibili e valutando di caso in caso la possibilità di allungare di qualche giorno l’intervallo tra le terapie, in modo da ridurre gli accessi in ospedale. Sono stati interrotti i controlli in follow up e le visite urgenti sono state effettuate solo per complicazioni acute o nel caso di nuove diagnosi.  Non vi sono stati problemi gestionali particolari dei pazienti oncologici in questo periodo, anche perché vi è stata comprensione da parte degli ammalati e dei mass media.

Le difficoltà sono nate quando si è entrati nella fase 2. Non sarà facile recuperare il ritardo accumulato e riuscire a tornare a regime con le visite di follow up e con gli esami strumentali, per i quali già esistevano delle liste d’attesa.

Purtroppo nella Nostra Isola, in campo oncologico, non esiste ancora la possibilità di sfruttare la “telemedicina”, risorsa che consentirebbe di mantenere il rapporto con il paziente, che permetterebbe di selezionare i casi che realmente necessiterebbero di una visita clinica e che razionalizzerebbe l’accesso agli ospedali.

A tale mancanza si può ovviare con il riconoscimento da parte delle Autorità di tale tipologia di lavoro clinico, con la sensibilizzazione dei medici all’importanza e all’utilità di ciò e con un’adeguata informazione dei pazienti circa l’utilità di tale forma di comunicazione, che non può sostituire la visita clinica, ma che può essere di valido aiuto.

La Sardegna ha una particolare conformazione geografica, con una bassa densità di popolazione, la maggior parte concentrata nel Cagliaritano. Vi sono zone come l’Ogliastra e la Barbagia scarsamente popolate e con un’inadeguata rete di trasporti o altre aree come il Sulcis con un particolare disagio sociale. In queste zone l’assistenza oncologica è garantita da piccoli servizi di oncologia, ma la possibilità di effettuare teleconsulti potrebbe snellire e razionalizzare l’attività dei sanitari ed eviterebbe spesso ai pazienti costose e dispendiose trasferte.

Il grosso dell’attività oncologica della Sardegna è all’Ospedale Oncologico Armando Businco di Cagliari, il centro tumori regionale, da anni oberato da improponibili carichi assistenziali.

La Rete Oncologica Regionale della Sardegna materialmente non esiste ed è in un’interminabile fase di gestazione, della quale, purtroppo, non si intravede ancora la luce.

È un grande peccato, perché, vista la conformazione geografica, le problematiche nei trasporti e i gravi problemi socioeconomici, avere un sistema che consentirebbe una diffusione capillare ed equitaria dell’assistenza, limitando la mobilità dei pazienti, sarebbe fondamentale.

Un altro aspetto che è sempre stato una nota dolente della sanità sarda, fortemente condizionato dalle peculiarità geografiche e sociali di cui sopra, è rappresentato da un’inadeguata organizzazione della Medicina Territoriale, che dovrebbe essere potenziata e razionalizzata, nell’ottica della Rete.

Fortunatamente il tasso di incidenza dell’infezione da COVID 19 è stato basso nell’Isola, perché altrimenti si sarebbero drammaticamente evidenziate le carenze numeriche e strutturali delle Terapie Intensive.

In conclusione, il picco dell’infezione da coronavirus è stato vissuto con razionalità e serenità nell’Isola. Le maggiori preoccupazioni riguardano ora la capacità di smaltire in breve tempo le tante visite di controllo e i tanti esami strumentali rinviati nell’acme dell’infezione.

In un sistema sanitario sofferente come quello sardo, ciò non sarà facile. Oltre al proverbiale spirito di sacrificio del personale sanitario è indispensabile un impegno concreto dell’Assessorato Regionale alla Sanità e delle Aziende Sanitarie nell’adeguare gli organici, nel migliorare le strutture, nel rafforzare la Medicina Territoriale e nel favorire la Telemedicina.

Sempre in attesa della Rete Oncologica Regionale …


Guarda l’intervista pubblicata anche sul canale YouTube di AIOM