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Studio olandese. NUMEROSI PAZIENTI CON TUMORI SOLIDI MONTANO UNA RISPOSTA ADEGUATA AL VACCINO SARS–COV-2

I pazienti con tumori solidi sviluppano una risposta immunitaria protettiva adeguata alla vaccinazione contro SARS–CoV-2, almeno per quanto riguarda il vaccino mRNA-1273, e gli effetti secondari non sono più particolari di quelli della popolazione generale, secondo un grande studio olandese.1 Lo studio è stato riportato durante il Congresso 2021 della European Society for Medical Oncology (ESMO) da Sjoukje Oosting, MD, PhD, dell’University Medical Center Groningen, in Olanda. I risultati lanciano un messaggio rassicurante ai pazienti e ai sanitari. “La vaccinazione con mRNA-1273 è sicura nei pazienti in trattamento immunoterapico, chemioterapico o chemio-immunoterapico per tumori solidi. Il tasso di sieroconversione è molto alto dopo due dosi e non è inferiore alla popolazione di controllo,” afferma la dott.ssa Oosting. Tuttavia, è più preoccupante la vaccinazione dei pazienti con tumori ematologici, secondo un altro studio di cui si è riferito durante il Congresso ESMO, supportato da The Royal Marsden e da NHS Foundation Trust.2

I pazienti oncologici sono stati esclusi dagli studi clinici condotti per sviluppare e approvare gli attuali vaccini contro il COVID-19. Di conseguenza, sono stati sollevati dubbi sulla loro efficacia e sulla sicurezza nella popolazione oncologica, spiega la dott.ssa Oosting.

Lo studio VOICE ha cercato di analizzare l’impatto potenziale della chemioterapia e dell’immunoterapia sulla protezione offerta dalla vaccinazione (due dosi di vaccino Moderna mRNA-1273) contro il COVID-19. Sono stati arruolati 791 pazienti (743 dei quali erano valutabili) degli ospedali olandesi. La popolazione è stata divisa in 4 gruppi: uno di persone sane e tre di pazienti oncologici trattati con immunoterapia, chemioterapia o con entrambe le terapie. Le neoplasie più comuni variavano a seconda del trattamento, ma nel complesso, erano tumori del polmone, seno, gastrointestinali, cutanei e delle vie urinarie.

Nel corso dello studio, i partecipanti sono stati sottoposti a due dosi di vaccino mRNA-1273 a distanza di 28 giorni. Endpoint primario era la risposta anticorpale sierica IgG specifica per la proteina spike S1 di SARS-CoV-2, definita come almeno 10 unità di anticorpo legante (BAU)/mL il giorno 28 dopo la seconda dose. I ricercatori hanno inoltre stabilito la capacità neutralizzante di questi anticorpi nei confronti del virus, la risposta delle cellule T interferone-gamma specifiche per spike SARS-CoV-2, e gli eventi avversi. Per discriminare tra risposte subottimali e adeguate, i ricercatori hanno definito un livello di cutoff a 300 BAU/mL, sulla base della capacità neutralizzante.

Importanza delle due dosi

Lo studio ha confermato l’importanza di garantire la vaccinazione completa con due dosi. “Solo un terzo dei pazienti sviluppa una risposta anticorpale adeguata dopo la prima vaccinazione,” riferisce la dott.ssa Oosting. Circa due terzi della popolazione sana di controllo mostrano una risposta adeguata. Il controllo a 28 giorni dalla seconda dose ha mostrato una risposta anticorpale contro SARS–CoV-2 del 99,6% nel gruppo di controllo, 93,1% nel gruppo trattato con immunoterapia, 88,8% nel gruppo della combinazione e 83,8% nel gruppo di chemioterapia. Questo significa che le percentuali di coloro che hanno mostrato risposte inadeguate erano dello 0,4%, 6,9%, 11,2%, e 16,2%, rispettivamente. Al contrario, 28 giorni dopo la prima dose, la risposta anticorpale era considerata adeguata nel 66,0% del gruppo di controllo, 37,1% del gruppo di immunoterapia, 33,3% del gruppo chemio-immunoterapia, e 32,5% del gruppo di chemioterapia.

“La maggior parte dei pazienti mostra un aumento della concentrazione di anticorpi dopo la seconda dose. Perciò la terza dose booster può trasformare le risposte da non adeguate in adeguate,” suggerisce la dottoressa. La dott.ssa Oosting fa anche notare che è confortante che, perfino nei partecipanti che non sviluppano risposta o che mostrano risposta subottimale, si riescano a individuare risposte dei linfociti T spike-specifiche, il che suggerisce che questa seconda linea di difesa può offrire una certa protezione. Le risposte dei linfociti T spike-specifiche sono state riscontrate nel 42,9% dei pazienti senza risposta, nel 47,3% con risposta subottimale e nel 70,5% con risposta adeguata.

Eventi avversi

Gli eventi avversi sistemici non sono stati insoliti ed erano più comuni dopo la seconda dose. Tuttavia la dott.ssa Oosting fa notare che non erano significativamente più comuni nei pazienti oncologici rispetto alle persone sane.

Non sono stati osservati eventi avversi gravi di grado ≥ 3 nel gruppo di controllo; sono stati riscontrati in 10 dei 544 pazienti in terapia antitumorale. Gli eventi avversi di interesse di grado≥ 3 da attribuire al trattamento comprendevano eventi tromboembolici e un caso di sindrome di Stevens-Johnson nei pazienti oncologici. Gli eventi avversi immunocorrelati di grado≥ 3 (principalmente prurito) si sono verificati in due pazienti trattati con immunoterapia e in sette in trattamento con chemio-immunoterapia.

Bibliografia
  1. Oosting S, Van der Veldt AAM, GeurtsvanKessel CH, et al: Vaccination against SARS–CoV-2 in patients receiving chemotherapy, immunotherapy, or chemo-immunotherapy for solid tumors. ESMO Congress 2021. Abstract LBA8. Presented September 20, 2021.
  2. Shepherd STC, Fendler A, Au L, et al: Adaptive immunity to SARS–CoV-2 infection and vaccination in cancer patients: The CAPTURE study. ESMO Congress 2021. Abstract 1557O. Presented September 20, 2021.