Notiziario AIOM

TASSI DI SIEROCONVERSIONE TRA I PAZIENTI ONCOLOGICI COLPITI DA COVID-19

Lo studio pubblicato su Nature Cancer.

Saverio Cinieri, Presidente eletto AIOM: “Siamo confortati dall’elevato livello di produzione di anticorpi nei pazienti oncologici affetti da Covid-19. Questo ci fa ben sperare nella copertura della campagna vaccinale in corso con successo anche nel nostro Paese”

La maggior parte dei pazienti oncologici affetti da COVID-19 produce anticorpi ad un tasso simile al resto della popolazione, ma questa capacità dipende dal tipo di tumore e dai trattamenti ricevuti, secondo un nuovo studio pubblicato da Astha Thakkar e colleghi su Nature CancerI risultati possono favorire una migliore assistenza dei pazienti oncologici che sono esposti a un rischio maggiore di morire a causa di COVID-19 e suggeriscono che questi pazienti possono rispondere bene ai vaccini anti-COVID-19.

“Abbiamo condotto lo studio per il timore che i pazienti oncologici che sviluppano l’infezione da COVID-19 non possano beneficiare della stessa protezione anticorpale delle persone non affette da cancro, visto che molti sono immuno-compromessi,” afferma il primo autore dello studio Astha Thakkar, oncoematologo del Montefiore Medical Center/Albert Einstein College of Medicine di New York. “I nostri risultati mostrano che la maggior parte dei pazienti oncologici è in grado di montare una risposta anticorpale al coronavirus simile alla popolazione generale. Secondo il nostro studio, le persone con una storia di cancro sono probabilmente protette dalla reinfezione come quelle senza la malattia e probabilmente rispondono bene ai vaccini”.

Tassi di sieroconversione

Lo studio retrospettivo comprendeva 261 pazienti con cancro, il 77% dei quali con tumori solidi e il 23% con tumori ematologici. I partecipanti sono stati assistiti al Montefiore tra l’1 marzo e il 15 settembre 2020, e sono risultati positivi a COVID-19 in seguito al test di reazione a catena della polimerasi per la rilevazione del coronavirus o precedente esposizione a COVID-19 determinata attraverso il test degli anticorpi, o entrambi.

L’età media dei pazienti era di 64 anni ed erano quasi equamente suddivisi tra uomini e donne. Circa il 56% dei pazienti (147 di 261) presentava infezione sintomatica da coronavirus, mentre il 44% (114 di 261) aveva infezione asintomatica. Oltre il 40% dei pazienti era di etnia nera, il 30% di etnia ispanica, circa il 15% era costituito da bianchi, il 3% era asiatico e il 6% apparteneva ad altri gruppi etnici. Il tasso globale di sieroconversione – produzione di anticorpi in risposta all’infezione – era del 92%. Tuttavia, paragonando i pazienti con tumori solidi a quelli con tumori del sangue, questi ultimi presentavano un tasso di sieroconversione solo dell’81,7%, significativamente più basso rispetto al 94,5% mostrato dai pazienti con tumori solidi.

“I trattamenti normalmente offerti ai pazienti con tumori ematologici – terapia con anticorpi anti-CD20, trapianto di cellule staminali e steroidi – sono noti per l’azione di inibizione della risposta del sistema immunitario, il che spiega il minor tasso di produzione di anticorpi in questi pazienti e il loro maggior rischio di sviluppare l’infezione grave da COVID-19”, afferma l’autore senior Balazs Halmos, Direttore del Multidisciplinary Thoracic Oncology Program al Montefiore, Professore di Medicina all’Einstein  e membro dell’Albert Einstein Cancer Center (AECC).

“È necessario porre attenzione particolare ai pazienti con tumori del sangue e definire strategie proattive per garantire che questa popolazione di pazienti sia adeguatamente curata”, continua il co-autore dello studio Sanjay Goel, oncologo medico al Montefiore, Professore di Medicina all’Einstein, e membro di AECC. “Questo studio mette anche in luce la necessità di ulteriori ricerche sui vaccini anti-COVID-19 e sugli attuali trattamenti dei pazienti con tumori ematologici”.

Il commento di Saverio Cinieri, Presidente eletto AIOM

Il lavoro pubblicato da Astha Thakkar e colleghi su “Nature Cancer” è molto utile per definire il livello di protezione anticorpale nei pazienti oncologici dopo la vaccinazione anti Covid-19. È uno studio retrospettivo su 261 pazienti, di cui il 77% con tumori solidi, condotto al Montefiore Medical Center di New York. Il tasso globale di produzione di anticorpi di risposta all’infezione è stato molto alto, in tutti i tipi di etnie. Questo significa che i pazienti oncologici contagiati dal Covid-19 sono protetti da un’eventuale reinfezione, al pari delle persone senza storia di cancro. Non solo. Probabilmente i pazienti oncologici rispondono bene anche ai vaccini anti Covid-19. Queste evidenze valgono per i tumori solidi. Servono invece ulteriori ricerche sull’efficacia dei vaccini anti Covid-19 nelle neoplasie ematologiche, perché soprattutto i pazienti ematologici trattati con terapia anti-CD20 o trapianto di cellule staminali possono presentare un’inibizione della risposta del sistema immunitario. In ogni caso, siamo confortati, come oncologi, dal grado di anticorpi sviluppati dai pazienti oncologici affetti da Covid-19. Questo ci fa ben sperare nella copertura della campagna vaccinale in corso con successo anche nel nostro Paese.