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University of California San Diego Health. RICOMPARSA DI INFEZIONE DI COVID-19 IN OPERATORI SANITARI VACCINATI NEGLI STATI UNITI

In una lettera all’editore di The New England Journal of Medicine, Jocelyn Keehner, MD, della University of California San Diego Health, e colleghi riportano una decisa ripresa a luglio 2021 delle infezioni di COVID-19 tra gli operatori sanitari completamente vaccinati presso il centro

La ripresa della pandemia di COVID-19 negli Stati Uniti sembra sia stata causata a una serie di fattori tra cui la comparsa della variante Delta di SARS–CoV-2, la fine dell’obbligo di indossare la mascherina in California e il calo dell’immunità dopo la vaccinazione completa.

Gli autori dello studio hanno analizzato i dati del personale della University of California San Diego Health (UCSDH), che includevano da 18.964 a 19.035 operatori sanitari nel periodo marzo – luglio 2021, nei quali l’immunizzazione con vaccini a mRNA è iniziata a metà dicembre 2020. Nel 2021, la percentuale del personale completamente vaccinato era del 76,3% a marzo (6.608 con mRNA-1273 di Moderna e 7.862 con BNT162b2 di Pfizer–BioNTech), dell’81,7% ad aprile (rispettivamente 7.005 e 8.505), 85,0% a maggio (7.340 e 8.817), 86,3% a giugno (7.451 e 8.975) e 86,7% a luglio (7.464 e 9.028). I lavoratori non vaccinati erano rispettivamente 3.230, 2.509, 2.187, 2.059 e 1.895 nei mesi corrispondenti.

Nel sistema sanitario dello UCSDH, il test di SARS-CoV-2 viene attivato in seguito alla presenza di almeno un sintomo durante lo screening giornaliero o con un’esposizione a persona positiva, indipendentemente dallo stato di vaccinazione.

Le infezioni sintomatiche di COVID-19 tra le persone completamente vaccinate vs quelle non vaccinate erano 3 vs 11 a marzo (21,4% dei casi negli operatori vaccinati); 4 vs 17 ad aprile (19,0%); 3 vs 10 a maggio (23,1%) e 5 vs 10 a giugno (33,3%). L’obbligo di indossare la mascherina in California è terminato il 15 giugno, anche se si osservava una crescente dominanza della variante Delta, che è emersa per la prima volta alla metà di aprile ed entro la fine di luglio costituiva più del 95% dei casi allo UCSDH. Oltre a questi fattori, a luglio il numero dei casi è arrivato a 94 tra i vaccinati e 31 tra i non vaccinati, corrispondenti al 75,2% dei vaccinati rispetto ai casi totali.

I tassi di infezione ogni 1.000 persone tra il personale completamente vaccinato vs i non vaccinati erano 0,21 (intervallo di confidenza [IC] 95%: 0,21 – 0,47) vs 3,4 (IC 95%: 2,1 – 5,9) a marzo; 0,26 (IC 95%: 0,26 – 0,50) vs 6,8 (IC 95%: 4,5 – 10,6) ad aprile; 0,19 (IC 95%: 0,21 – 0,40) vs 4,6 (IC 95%: 2,6 – 8,2) a maggio; 0,30 (IC 95%: 0,31 – 0,53) vs 4,9 (IC 95%: 2,9 – 8,7) a giugno e 5,7 (IC 95%: 5,4 – 6,2) vs 16,4 (IC 95%: 11,8 – 22,9) a luglio.

L’analisi dei casi a luglio, corrispondente al mese di completamento del ciclo vaccinale, ha mostrato tassi di infezione ogni 1.000 persone di 6,7 (IC 95%: 5,9 – 7,8) nel personale che aveva completato la vaccinazione a gennaio o febbraio, rispetto a 3,7 (IC 95%: 2,5 – 5,7) tra coloro che avevano terminato tra marzo e maggio. Come evidenziato, il tasso a luglio era 16,4 (IC 95%: 11,8 – 22,9) ogni 1.000 nei lavoratori non vaccinati.

Nel complesso, in 5 mesi, 227 operatori sanitari sono risultati positivi a SARS–CoV-2, di cui 130 (57,3%) completamente immunizzati. I sintomi erano presenti in 109 dei 130 (83,3%) lavoratori completamente vaccinati e in 80 dei 90 (88,9%) non vaccinati; i 7 lavoratori restanti erano vaccinati parzialmente. Un lavoratore non vaccinato è stato ricoverato in ospedale per l’infezione. Non sono stati riportati decessi.

L’efficacia del vaccino è stata calcolata ogni mese, con la definizione di caso dopo un test positivo con PCR e uno o più sintomi tra il personale non precedentemente colpito da COVID-19. I tassi di efficacia del vaccino erano 93,9% (IC 95%: 78,2 – 97,9) a marzo, 96,2% (IC 95%: 88,7 – 98,3) ad aprile, 95,9% (IC 95%: 85,3 – 98,9) a maggio e 94,3% (IC 95%: 83,7 – 98,0) a giugno, scendendo al 65,5% (IC 95%: 48,9 – 76,9) a luglio.

Gli autori concludono che “l’importante variazione dell’efficacia vaccinale tra giugno e luglio è probabilmente dovuta alla comparsa della variante Delta e alla diminuzione dell’immunità nel tempo, aggravata dalla fine dell’obbligo di indossare la mascherina in California e dal conseguente aumento del rischio di esposizione in comunità”. I risultati sottolineano l’importanza di ristabilire velocemente gli interventi non farmaceutici, come l’obbligo delle mascherine nei locali chiusi e strategie intensive di individuazione del’infezione, oltre ai continui sforzi di incrementare le vaccinazioni, come strategie per prevenire le malattie e i decessi evitabili e per prevenire sconvolgimenti di massa alla società, durante la diffusione di questa tremenda variante. Inoltre, “se i risultati sul calo dell’immunità saranno confermati in altri studi, potranno essere suggerite dosi ‘booster’ di vaccino”.

Bibliografia
  • Keehner J, Horton LE, Binkin NJ, et al
    Resurgence of SARS-CoV-2 infection in a highly vaccinated health system workforce
    N Engl J Med. 2021 Sep 30;385(14):1330-1332. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34469645/