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USA. DISUGUAGLIANZE NELLO SCREENING DEL TUMORE DEL SENO DURANTE LA PANDEMIA

Lo screening per il tumore del seno durante la pandemia COVID-19 ha subito un notevole impatto, secondo una nuova ricerca che mostra come il numero di mammografie effettuate in un gruppo esteso di donne residenti nello Stato di Washington sia crollato.

Lo studio, pubblicato da Ofer Amram e colleghi su JAMA Network Open, ha rilevato le flessioni più evidenti tra le donne di colore e quelle residenti nelle comunità rurali.

“La diagnosi del tumore del seno eseguita in fase precoce aumenta drasticamente le possibilità di riuscita dei trattamenti”, afferma l’autore principale dello studio Ofer Amram, Assistant Professor al Washington State University (WSU) Elson S. Floyd College of Medicine, le cui ricerche si concentrano sulle disparità di salute. “I risultati del nostro studio suggeriscono la necessità che gli operatori sanitari raddoppino gli sforzi per assicurare i servizi di prevenzione, raggiungendo le popolazioni svantaggiate che hanno affrontato notevoli disuguaglianze sanitarie anche prima della pandemia.”

Metodi di studio

Lo studio è stato condotto dai ricercatori dello Washington State University Health Sciences Spokane in collaborazione con MultiCare, un’organizzazione sanitaria senza fini di lucro che comprende 230 cliniche e 8 ospedali nello Stato di Washington. Il gruppo di ricerca ha utilizzato i dati delle cartelle cliniche dei pazienti MultiCare che avevano completato lo screening mammografico tra aprile e dicembre 2019 e negli stessi mesi del 2020, dopo la dichiarazione di pandemia globale da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a marzo 2020.

Diminuzione dello screening mammografico

I ricercatori hanno osservato che il numero di mammografie di screening completate nello Stato di Washington è sceso da 55.678 nel 2019 a 27.522 nel 2020, con un calo del 49%. Analizzando i dati per etnia, hanno rilevato una diminuzione simile degli screening del 49% nelle donne bianche, ma un calo significativamente maggiore in quelle non bianche. Per esempio, lo screening per il tumore del seno è diminuito del 64% nelle donne ispaniche e del 61% nelle donne americane native indiane dell’Alaska. I ricercatori hanno inoltre analizzato la posizione geografica e hanno scoperto che le mammografie delle donne in contesti rurali si sono ridotte di circa il 59%, mentre nelle donne in contesti urbani sono calate di circa il 50%.

Inoltre, il gruppo di ricerca ha analizzato i dati a seconda del tipo di assicurazione e ha riscontrato che, rispetto alle donne con piani di assicurazione sanitaria commerciali o governativi, il calo degli screening è risultato maggiore nelle donne con Medicaid o che pagano le terapie, indicatori di condizioni socioeconomiche inferiori, secondo il dott. Amram.

“Sappiamo che il COVID-19 ha avuto un impatto sproporzionato su determinate popolazioni, come i gruppi delle minoranze etniche e razziali,” dichiara Pablo Monsivais, autore senior dello studio e Associate Professor del WSU Elson S. Floyd College of Medicine. “Ciò che il nostro studio aggiunge è che alcuni effetti secondari della pandemia COVID-19 stanno incidendo in modo sproporzionato su queste popolazioni, che sono sottoposte quindi a un doppio attacco.”

Mentre i precedenti studi hanno analizzato gli screening oncologici non effettuati durante la pandemia, il dott. Monsivais riferisce che questo studio è il primo che prende in considerazione in modo specifico le differenze etniche e socioeconomiche. L’obiettivo del gruppo di ricerca è trovare il modo per abbattere le barriere allo screening oncologico, aiutando a ridurre le disuguaglianze sanitarie correlate al cancro. Il loro prossimo passo è condurre uno studio di follow-up per identificare i fattori socioeconomici che hanno interferito con l’accesso allo screening oncologico durante la pandemia. Oltre al tumore del seno lo studio analizzerà anche gli screening mancati del tumore del colon e del polmone nelle donne e negli uomini.

Fattori che contribuiscono alla riduzione dello screening

I fattori che possono aver svolto un ruolo nel calo dello screening del cancro comprendono perdita del lavoro, perdita della polizza assicurativa legata al lavoro e stress del caregiver dovuto alla chiusura di scuole o asili nido o ad altre circostanze. Anche il timore di contrarre l’infezione COVID-19 può aver avuto un ruolo in tutto questo, riferisce il coautore dello studio Jeanne Robison, infermiera professionista in oncologia e capo ricercatore di questo progetto con MultiCare Cancer and Blood Specialty Centers di Spokane (Washington).

“Una cosa che abbiamo osservato nell’ultimo anno è che le donne che erano abbastanza brave a seguire i controlli di screening sono rimaste timorose relativamente all’accesso, anche dopo che le strutture sanitarie avevano ripreso gli screening di routine,” afferma la dott.ssa Robison. “Ho dovuto chiedere ad alcune pazienti di venire perché, anche se abbiamo messo in atto i protocolli per offrire in sicurezza gli screening del tumore del seno, è rimasta la percezione del rischio.”

Il calo delle visite di assistenza primaria durante la pandemia può inoltre essere stato un fattore, continua Jeanne Robison, perché gli operatori sanitari spesso hanno un ruolo chiave nel ricordare alle donne le tempistiche e l’importanza dello screening per il tumore del seno. Anche se l’accesso alle visite virtuali può aver limitato questo calo, possono esistere ostacoli all’erogazione di visite virtuali che hanno colpito in modo sproporzionato alcuni gruppi di persone, che lo studio di follow-up dei ricercatori contribuirà a definire.

Gli autori dello studio concludono: “I nostri risultati suggeriscono un’altra disuguaglianza nella pandemia da COVID, dovuta alla maggiore riduzione nell’utilizzo dei servizi di screening oncologico tra le donne con status socioeconomico inferiore, che fanno parte di gruppi etnici svantaggiati e che vivono in comunità rurali.”