Notiziario AIOM

TUMORE DEL SENO TRIPLO NEGATIVO AD ALTO RISCHIO IN STADIO INIZIALE: PEMBROLIZUMAB IN COMBINAZIONE CON CHEMIOTERAPIA PRIMA DELLA CHIRURGIA E CONTINUATO IN MONOTERAPIA DOPO L’INTERVENTO RIDUCE IL RISCHIO DI MORTE DEL 34%

I risultati late-breaking sono stati selezionati per la presentazione nel Simposio Presidenziale e in conferenza stampa ufficiale del Congresso 2024 della European Society for Medical Oncology e pubblicati contemporaneamente nel New England Journal of Medicine

 Giuseppe Curigliano, Presidente eletto ESMO e Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Milano: “È la forma di tumore del seno più aggressiva, in cui il rischio di ricaduta a distanza aumenta rapidamente a partire dalla diagnosi e raggiunge il picco nei primi 3 anni. KEYNOTE-522 è uno studio rivoluzionario che cambia la pratica clinica, in una patologia in cui vi è forte necessità di nuove opzioni di cura. Finora non si erano mai visti risultati di questa portata”

Barcellona, 16 settembre 2024 – L’immunoterapia prima e dopo la chirurgia cambia la pratica clinica del tumore del seno triplo negativo. Lo dimostra la prima presentazione dei risultati di sopravvivenza globale (OS) dello studio di Fase 3 KEYNOTE-522 per la valutazione di pembrolizumab, terapia anti-PD-1, in combinazione con chemioterapia come trattamento preoperatorio (neoadiuvante) e a seguire in monoterapia dopo la chirurgia (adiuvante) per il trattamento delle pazienti con carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) ad alto rischio in stadio iniziale. Al follow-up mediano di 75,1 mesi (intervallo, 65,9-84,0), il regime pembrolizumab ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale, uno degli endpoint chiave secondari, riducendo il rischio di morte del 34% (HR=0,66 [CI 95%, 0,50-0,87]; p=0,0015) nelle pazienti con tumore del seno triplo negativo ad alto rischio in stadio iniziale rispetto al regime chemioterapia-placebo (placebo più chemioterapia seguiti da placebo dopo la chirurgia). Il tasso di sopravvivenza globale a cinque anni è risultato dell’86,6% (CI 95%, 84,0-88,8) nelle pazienti che hanno ricevuto pembrolizumab rispetto all’81,7% (CI 95%, 77,5-85,2) nelle pazienti che hanno ricevuto il regime chemioterapia-placebo. La OS mediana non è stata raggiunta nei due gruppi. Il profilo di sicurezza di pembrolizumab è risultato in linea con quello riportato negli studi precedenti e non sono stati osservati nuovi segnali legati alla sicurezza.

Questi dati recenti sono stati presentati per la prima volta durante il Simposio Presidenziale del Congresso 2024 della European Society for Medical Oncology (ESMO) (presentazione #LBA4) e sono stati selezionati per la conferenza stampa ufficiale del Congresso. I dati verranno anche pubblicati contemporaneamente nel New England Journal of Medicine. Pembrolizumab è il primo e unico regime immunoterapico che mostra un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante di OS come trattamento neoadiuvante con chemioterapia e di seguito come agente singolo come trattamento adiuvante rispetto a placebo più chemioterapia seguiti da placebo dopo la chirurgia nei pazienti con TNBC ad alto rischio in stadio iniziale.

Nell’analisi esplorativa di sottogruppo prespecificata di OS, il beneficio del regime pembrolizumab è risultato consistente nei sottogruppi prespecificati, inclusi quelli definiti dall’espressione di PD-L1, dimensioni del tumore e stato linfonodale.

Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 55.900 nuovi casi di tumore della mammella. “Il carcinoma mammario triplo negativo, in cui rientrano circa il 15% delle diagnosi, non presenta i recettori degli estrogeni, del progesterone e della proteina HER2 – spiega Giuseppe Curigliano, Presidente eletto ESMO, Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Pertanto, non risponde alla terapia ormonale e ai farmaci che hanno come bersaglio HER2. È la forma più aggressiva, in cui il rischio di ricaduta a distanza aumenta rapidamente a partire dalla diagnosi e raggiunge il picco nei primi 3 anni. In assenza di bersagli terapeutici, le opzioni di cura sono state storicamente limitate e costituite da chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Oggi, si aggiunge l’immunoterapia”.

“KEYNOTE-522 è uno studio rivoluzionario che cambia la pratica clinica, in una patologia in cui vi è forte necessità di nuove opzioni di cura – continua il Prof. Curigliano -. Questi importanti risultati di sopravvivenza globale si aggiungono ai dati di risposta completa e di sopravvivenza libera da eventi riportati precedentemente nello studio KEYNOTE-522. Pembrolizumab più chemioterapia come trattamento neoadiuvante e, a seguire, come agente singolo dopo la chirurgia ha ridotto il rischio di morte del 34% rispetto alla chemioterapia neoadiuvante, rafforzando il ruolo fondamentale di questo regime immunoterapico nel trattamento del carcinoma mammario triplo negativo ad alto rischio in stadio iniziale. Finora non si erano mai visti risultati di questa portata in una patologia così aggressiva”.

“L’assenza dei recettori per gli estrogeni, per il progesterone e di HER2 rende il carcinoma mammario triplo negativo più difficile da trattare rispetto agli altri, perché affrontabile, fino a poco tempo fa, solo con la chemioterapia e perché in genere caratterizzato da una maggiore aggressività biologica – sottolinea Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM -. I risultati dello studio KEYNOTE-522 cambiano le prospettive, grazie all’utilizzo dell’immunoterapia. È importante che l’impostazione del trattamento, nelle fasi iniziali e ad ogni snodo decisionale, sia a carico delle Breast Unit, cioè dei centri di senologia in cui può essere garantito un approccio multidisciplinare. Il lavoro del team favorisce il raggiungimento di alti livelli di specializzazione delle cure, ottimizzando i tempi delle prestazioni, con l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita delle pazienti. In questo modo è possibile ottenere appropriatezza, coerenza e continuità dei percorsi diagnostico-terapeutici. Inoltre, il carcinoma della mammella triplo negativo colpisce soprattutto donne giovani, per cui è importante che gli specialisti delle Breast Unit propongano anche un percorso di preservazione della fertilità”.