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Uptake and Survival Outcomes Following Immune Checkpoint Inhibitor Therapy Among Trial-Ineligible Patients With Advanced Solid Cancers

Gli inibitori del checkpoint immunitario (ICI) fanno parte dello standard di cura per i pazienti con molti tumori solidi avanzati. Questo studio aveva l’obiettivo di rispondere alle domande di quale sia l’uso degli inibitori del checkpoint immunitario (ICI) e di quali siano gli outcome in termini di sopravvivenza dopo terapia con ICI tra i pazienti con tumori solidi avanzati che sono tradizionalmente non candidabili agli studi clinici a causa di un performance status inadeguato o per una disfunzione d’organo (performance status dell’Eastern Cooperative Oncology Group ≥ 2 o presenza di disfunzione renale o epatica).
Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo che è stato condotto in 280 centri oncologici prevalentemente di comunità negli Stati Uniti e che ha incluso 34.131 pazienti, di cui 9.318 [27,3%] non erano eleggibili in studi clinici, che hanno iniziato la terapia sistemica di prima linea da gennaio 2014 a dicembre 2019 per i seguenti tipi di tumori solidi metastatici di nuova diagnosi o recidivati: carcinoma polmonare non a piccole cellule non oncogene-addicted, carcinoma uroteliale, carcinoma a cellule renali o epatocarcinoma. L’età mediana (IQR) era di 70 (62-77) anni; 23.586 (69%) erano individui bianchi e 14.478 (42%) erano donne. L’analisi dei dati è stata eseguita dal 1 dicembre 2019 al 1 giugno 2021.
In questa popolazione, utilizzando regressioni logistiche pesate di probabilità inversa (IPW) sono state valutate l’associazione tra l’ineleggibilità a studi clinici e l’uso della monoterapia con ICI e i risultati in termini di sopravvivenza dopo terapia ICI e non-ICI. Durante il periodo di studio, la percentuale di pazienti che hanno ricevuto ICI in monoterapia è aumentata dallo 0% al 30,2% tra i pazienti ineleggibili agli studi clinici e dallo 0,1% al 19,4% tra i pazienti eleggibili. Pertanto, il fatto di non essere eleggibili a studi clinici è risultato associato a una maggiore probabilità di utilizzo di ICI in monoterapia rispetto alla terapie non-ICI. (odds ratio aggiustato per IPW 1,8; IC 95%: 1,7-1,9).
Tra i pazienti non eleggibili a studi clinici, non sono state riscontrate differenze di sopravvivenza globale tra il trattamento con ICI in monoterapia e la terapia di combinazione (ICI+non-ICI) e la terapia non-ICI in termini di tempi di sopravvivenza medi ristretti (RMST) a 12 mesi (7,8 vs 7,7 vs 8,1 mesi) o a 36 mesi (15,0 vs 13,9 vs 14,4 mesi). Poiché sono stati osservati rischi non proporzionali, gli autori riportano rapporti di rischio variabili nel tempo (HR) inferiori a 6 mesi e superiori o uguali a 6 mesi.
Rispetto alla terapia non ICI, la monoterapia con ICI ha mostrato evidenza di un effetto detrimentale nei primi mesi di terapia (HR aggiustato per IPW entro 6 mesi, 1,2; IC 95%: 1,1-1,2) mentre, al contrario si è osservato un beneficio tardivo (HR aggiustato tra i pazienti sopravvissuti a 6 mesi 0,8; IC 95%: 0,7-0,8).
I risultati di questo studio suggeriscono che i dati positivi misurati negli studi di fase 3 per la terapia con ICI potrebbero non essere riproducibili in questa popolazione vulnerabile di pazienti con performance status > 2 o con disfunzione d’organo che sono tradizionalmente non eleggibili per tali studi.


Ravi B Parikh, Eun Jeong Min, E Paul Wileyto, Fauzia Riaz, Cary P Gross, Roger B Cohen, Rebecca A Hubbard, Qi Long, Ronac Mamtani

JAMA Oncology, 2021 Nov 4

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